Niente paragoni, a ognuno i suoi pregi. Fabio Cannavaro, capitano della nazionale campione del mondo del 2006, evita di associare l’Italia di Mancini alla sua: “Per cortesia non parliamo di paragoni col passato. Questa Italia somiglia a sé stessa”, dice alla Gazzetta dello Sport. E non è una frase fatta, perché poche volte nella sua storia ha potuto vantare una squadra forte come quella del 2006.
Questa è comunque “una squadra bella e vincente, che però adesso è di fronte a un bivio – dice ancora Cannavaro – Non si realizza una striscia di 31 risultati utili se non c’è sostanza. Solo che con il Belgio siamo a un bivio – ha proseguito Cannavaro. Bisogna coniugare bellezza e risultato. Per crescere bisogna battere avversari forti”.
Quella di venerdì, che metterà di fronte Italia e Belgio nei quarti di finale di Euro 2020, sarà una sfida tra filosofie diverse. I belgi puntano forte sulle individualità, gli azzurri sul gruppo: “Su questo piano il Belgio è più forte. Ha almeno quattro-cinque giocatori in grado di risolvere la partita da soli”. Dice Cannavaro.
Che aggiunge: “La nostra storia insegna che, a parte Roberto Baggio nel ‘94, l’Italia non ha mai puntato su un fuoriclasse, ma su un gruppo forte, capace di esaltarsi nelle difficoltà. Per me l’uomo in più è Mancini per come fa giocare la squadra e gestisce gli uomini. Dovranno avere l’orgoglio di dire ‘Noi siamo l’Italia’. E allora saranno gli altri ad andare in difficoltà nell’affrontarci”.