(Adnkronos) – L’Italia non è un Paese per nascere. La denatalità è un allarme rosso ben descritto dagli oltre 141mila parti persi dal 2012 al 2022. Il trend non risparmia la Lombardia dove, rispetto a 10 anni fa, i nuovi nati sono quasi 25mila in meno. Zoomando sull’alto milanese, però, c’è una città dove le culle non si svuotano. “Nella Sc di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Legnano”, presidio capofila dell’Asst Ovest Milanese, “il numero dei parti è rimasto costante negli ultimi 5 anni. Solo nel 2022 sono stati 857, 30 in più rispetto al 2021, contro un -2,3% registrato a livello regionale”. A segnalare il caso è il direttore del reparto Guido Stevenazzi, che descrive all’Adnkronos Salute il modello che ha reso possibile questa controtendenza. Parola d’ordine: “Mantenere costanti i numeri innalzando l’asticella della qualità – spiega – costruendo un approccio basato sulla personalizzazione e sull’umanizzazione della cura materna”.
Dai 535.428 parti del 2012, in Italia si è passati a 393.997 nel 2022 (-26,4%); in Lombardia, nello stesso periodo, si è scesi da 93.284 a 68.397 (-26,7%). “E’ un grande problema sociale e una preoccupazione anche economica”, riflette Stevenazzi. Il fenomeno ha creato “sfide uniche per le strutture ospedaliere – sottolinea – e noi nel nostro piccolo le abbiamo raccolte, cercando di far vivere alle donne l’esperienza della gravidanza e del puerperio in piena armonia e sicurezza. Con questa consapevolezza ci siamo focalizzati, oltre che sulla competenza clinica e sull’avanguardia tecnologica, anche sulla sfera emotiva e relazionale, con un minor ricorso alla medicalizzazione. Il traguardo è rappresentato da 438 femmine e 419 maschi venuti alla luce l’anno scorso” nell’unica città cantata, insieme a Roma, dall’Inno di Mameli.
“I numeri si confermano” anche dopo l’emergenza pandemica, un periodo particolarmente caldo per l’ospedale legnanese designato dalla Regione hub Covid per l’Ostetricia, il più piccolo della Lombardia.
Piccolo, ma prolifico. “Le nostre mamme – racconta Stevenazzi – sono per il 65% circa italiane e per il restante 35% di origine straniera. L’età media è 31,6 anni, 32,3 per le italiane e 30,3 per le straniere, in linea con i dati nazionali”. Il loro gradimento per il reparto di Legnano “trova riscontro anche sulle piattaforme social e questo ci fa davvero piacere”, rimarca il primario. “E’ il frutto di un lavoro di squadra che vede in campo 13 medici, compreso il sottoscritto, 6 infermiere, 13 operatori socio-sanitari e 27 ostetriche”. Queste ultime con un ruolo da protagoniste nel ‘modello Legnano’.
“Le nostre ostetriche – illustra Stevenazzi – sono presenti, oltre che in sala parto, anche all’interno del reparto e in tutti gli ambulatori. Con loro, figure professionali deputate alla cura del benessere di donna e bambino, lo scambio di opinioni e di idee è continuo”. A Legnano inoltre, “nell’ambito di un’organizzazione voluta da Regione Lombardia, alcune ostetriche sono specializzate anche per seguire in prima persona le gravidanze a basso rischio. Se ci sono pazienti che, per empatia e tipo di approccio, o magari per soggezione nei confronti del medico, preferiscono essere seguite dall’ostetrica, tramite un colloquio approfondito, e se non presentano fattori di rischio, vengono accompagnate dall’ostetrica per tutto il periodo gestazionale fino al parto. I dati di letteratura su questa modalità di assistenza sono positivi – dice l’esperto – anche in termini di fidelizzazione delle pazienti al reparto”.
Ancora, nell’Ostetricia e ginecologia legnanese le ostetriche sono ‘. “Anche grazie alla loro presenza in reparto – evidenzia il direttore – cerchiamo di capire prima della dimissione quali mamme potrebbero avere un rischio maggiore di depressione”. Se si intercetta il pericolo ‘baby blues’, “vengono contattate immediatamente le psicologhe del nostro ospedale, ne abbiamo una dedicata, e nei casi particolarmente sospetti non dimettiamo le pazienti, ma le teniamo in reparto fino a quando non siamo sicuri che possano contare su un collegamento assistenziale con il territorio”.
Al momento della nascita e in generale del peri-partum, prosegue Stevenazzi, “anche nei momenti più difficili consentiamo l’ingresso in sala parto o in reparto del papà o di qualunque figura la donna desideri avere accanto”. C’è grande attenzione al contrasto del dolore, con “un servizio di parto-analgesia disponibile da un anno 24 ore su 24, sabati e domeniche compresi”, e “ad assecondare il più possibile le pazienti che manifestano il desiderio di un parto naturale”. Un’opzione percorribile “anche in caso di cesarei pregressi o di bimbo in posizione podalica: grazie a un ambulatorio specializzato nella manovra di rivolgimento, nel 60% dei casi riusciamo a garantire alla mamma un parto naturale”. In generale, “sul fronte cesarei siamo in ‘zona verde’, nelle soglie prescritte dalla Regione per la buona qualità”.
Nel percorso di umanizzazione del reparto legnanese, una pagina importante l’ha scritta la Fondazione Bianca Ballabio, nata nel 2021 per ricordare una studentessa di Medicina dell’università di Sassari morta a 20 anni per un incidente stradale, su iniziativa di mamma Michela e papà Massimo. “La donazione di 4 docce speciali per ognuna delle nostre sale parto – ci tiene a ricordare Stevenazzi – dall’anno scorso ci permette di offrire alle gestanti la possibilità di un travaglio in analgesia naturale in acqua, ma anche di musicoterapia e cromoterapia”.
“Un’altra chiave del successo è la stretta collaborazione tra diverse specialità mediche presenti nel nostro presidio: ginecologi, ostetrici, anestesisti, pediatri-neonatologi e internisti lavorano in sinergia per assicurare un approccio completo e multidisciplinare, fornendo alla donna un supporto a 360 gradi e su misura”, ribadisce il primario. “La sicurezza delle madri – aggiunge – è garantita anche da un servizio di radiologia interventistica sempre disponibile, come pochi ospedali possono assicurare. E quella dei bebè da un servizio di patologia neonatale recentemente certificato, sotto la direzione della dottoressa Laura Pogliani”. Completano la ‘formula Legnano’ “i servizi di mediazione linguistica per una piena integrazione”, e “le attività di formazione ed educazione continua delle donne in gravidanza in collaborazione con le strutture locali. Programmi informativi, corsi pre-parto, sostegno psicologico”.
In conclusione, Stevenazzi fa notare “un dato curioso. Negli ultimi anni, a livello nazionale, sono aumentate le visite di controllo in gravidanza: nel 92% circa dei casi le visite ostetriche sono più di 4, e in quasi il 77% si effettuano oltre 3 ecografie. Le donne in attesa manifestano l’ansia di essere seguite, la volontà di essere tenute in qualche modo ‘per mano’. Rispondere a questo bisogno può rivelarsi vincente, la gente capisce chi ci sta lavorando e premia l’impegno di realtà come la nostra. Ricordo che in Italia, nel 2022, l’89% dei parti è avvenuto ancora negli ospedali pubblici. Qualcosa vorrà dire”.