(Adnkronos) – “E’ indispensabile che i pazienti che hanno valori bassi di vitamina D siano trattati. I dati dimostrano che non è tanto il tipo di somministrazione, ma” conta “la quantità di dose cumulativa di vitamina D che viene somministrata, ed è soprattutto importante valutare le caratteristiche e la possibile aderenza del paziente, altrimenti il trattamento è inutile”. Sono le parole di Nicola Napoli, professore ordinario di Endocrinologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, a margine dello Skeletal Endocrinology Meeting 2023, decimo appuntamento storico e tradizionale dedicato alle malattie dello scheletro, organizzato a Stresa dal Gioseg – Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group.
Napoli si anche espresso sulla nuova Nota 96 diffusa lo scorso mese dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che modifica le modalità di prescrivibilità a carico del Ssn dei farmaci classificati in fascia A a base di colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio e calcifediolo per la prevenzione e il trattamento della carenza di vitamina D nella popolazione adulta (maggiore di 18 anni): “Ha ulteriormente ridotto la soglia di trattabilità, portandola ancora più in basso rispetto alla precedente. Resta tuttavia garantita, in rimborsabilità, ai pazienti che utilizzano farmaci per l’osteoporosi o che presentano delle altre osteopatie”.