Napoli, due casi di colera: torna la paura

L’incubo del colera è tornato a Napoli. Mercoledì 3 ottobre, due casi di questa malattia infettiva sono stati registrati all’ospedale Cotugno. I pazienti interessati sono una donna e un figlio di due anni, un’immigrata residente a Sant’Arpino, in provincia di Caserta.
Secondo quanto reso noto dall’ospedale di Cotugno, madre e figlio tornano da un viaggio in Bangladesh. Se le condizioni della donna non causano preoccupazione, quelle del bambino di due anni sono state considerate serie. Fortunatamente, anche le condizioni del bambino sono migliorate, quindi potrebbe lasciare l’unità di terapia intensiva.

Secondo i dati dell’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie sarebbero i primi casi verificatisi in Italia dal 2008. In Europa circa 10 casi all’anno si colera sono importati da paesi in cui tale infezione è ancora diffusa.
Secondo Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive degli Stati Uniti, i casi di colera in Italia, tutti importati, sono estremamente rari. Ci possono essere anni in cui non ci sono registrazioni e anni in cui due o tre casi sono registrati. Ma sono possibili, perché la gente oggi viaggia molto e questa malattia, con trasmissione oro fecale, è presente in diversi paesi.

Il colera è un’infezione causata dal batterio Vibrio cholerae. Si contrae per ingestione di acqua o cibo contaminato dalle feci dei pazienti infetti. Gli alimenti che possono più facilmente trasmettere il colera sono crudi o poco cotti, specialmente i frutti di mare. Il periodo di incubazione varia tra 24 e 72 ore.
Il sintomo prevalente è la diarrea che può portare a disidratazione e shock. Nei casi più gravi può rivelarsi fatale. È quindi essenziale reidratare il corpo, che perde liquidi e preziosi sali a causa di vomito e diarrea. Gli antibiotici sono usati nelle forme più gravi o nei pazienti più a rischio, come gli anziani.