Ogni città, specie se storica e con gloriosi passati, ha i suoi Re. Spesso, nella modernità, questa definizione si estranea alla sua radice etimologica specifica per andare a toccare corde un po più ampie e andare dunque a elogiare, per così dire, figure che in quel contesto territoriale hanno fatto cose grandi ed apprezzate tanto da essere definiti, appunto, Re, pur senza avere una vera e propria corona da indossare sul capo formalmente. E Napoli, che di Re se ne intende e che ancora oggi assapora auree di regalità piuttosto accentuate in ogni aspetto della vita, è solita dare questa carica metaforica a tanti personaggi in grado di dar spolvero a una città troppo spesso bistrattata. Nel calcio, poi, questa è consuetudine ancor più spiccata.
Da Maradona in poi, per di più, questa tendenza ha visto accentuarsi nellabuso. Uno degli idoli definiti Re per esempio è Insigne, profeta in patria come pochi. Ma accanto a lui, ora, ce ne è un altro, che è tuttaltro che napoletano: emiliano, con passati calcistici da giramondo e in tutte piazze calde e vincenti laddove, vincendo, si è fatto amare da chiunque. E Carlo Ancelotti, ex Milan, Juve, Real, Psg, Bayern (parlando solo dei club che ha allenato; anzi, alcuni dei tanti). Un Re buono e amato che non solo ha saputo portare dalla propria parte subito una vecchia guardia che, pur se profondamente legata al precedente guru (e Re a sua volta) Sarri; ma si è fatto apprezzare da popolo sportivo, giornalisti, addetti ai lavori e, a suon di risultati, ha dimostrato come si può subito ripartire dopo una grande epopea e, anzi, costruire su quella base quella sarriana appunto, nuovi concetti per provare, finalmente, a vincere.
Ma quando si è Re, lo si è anche per un motivo sugli altri. E per Ancelotti è lalternanza. Alternanza di effettivi, di giocatori che scendono in campo con una maggior frequenza e rotazione rispetto allepoca di Sarri, laddove in pratica giocavano sempre, o quasi, gli stessi effettivi.
Il Napoli di Ancelotti invece fa ruotare tutti e chi entra è spesso decisivo come chi subentra. Le ragioni tecniche di questo turnover sono ovviamente tutte da ricercare nel tour de force che anche il Napoli come tutte le altre big ha dovuto affrontare tra impegni ravvicinati di campionato di coppa dei campioni. Il Napoli lo ha superato in modo molto soddisfacente, prendendosi il primo posto nel girone di Champions League grazie alla strepitosa vittoria contro il Liverpool vice campione dEuropa, ed ill secondo in campionato dietro la Juventus, anche se a sei punti. Nonostante il KO nello scontro diretto, Carletto ha saputo mantenere la rotta e la calma, e lo ha fatto portando il galeone azzurro fuori dalle acque torbide e difficili di un inizio di campionato pieno di contri ad alta quota, e spesso vinti dagli azzurri.
Il Napoli ha cambiato modulo e cambiato il modo di sfruttare lorganico, ponendo fine alle gerarchie del passato. Niente più titolarissimi come con Sarri e la prova è Adam Ounas, il ventunesimo giocatore diverso schierato dal primo minuto da Ancelotti in questo avvio di stagione. Lui ha sbloccato subito la gara col Sassuolo. In attesa degli infortunati (il portiere Meret, Ghoulam e Younes) il Napoli ha fatto ruotare tutti. Merito di Carlo, Re amato dovunque.