“Nel quadro macroeconomico sottostante questo Documento si ipotizza il ritorno alla crescita già nel 2021 e il raggiungimento del livello del Pil reale registrato nel 2019 alla fine dell’orizzonte di previsione”. E’ un passaggio all’interno della bozza della Nota di aggiornamento al Def dove spiega l’agenzia di stampa AdnKronos, viene spiegato che, inevitabilmente, in conseguenza della grave emergenza sanitaria causata dal coronavirus, il quadro di finanza pubblica (a legislazione vigente per gli anni 2020-2023) ne ‘paga’ gli effetti e, dunque, è legittima la stimata contrazione del Pil al 9 per cento. Quindi maggiore di 1 punto percentuale, rispetto alle proiezioni dettate lo scorso aprile dal Programma di Stabilità di aprile.
Per quel che riguarda invece la pressione fiscale, nel corso dell’anno l’incremento ci sarà, ma di un decimo di punto che, come si evince dalla bozza, finirà per attestarsi al 42,5%. Dunque, alla luce di tutto ciò – e soprattutto in virtù del periodo che stiamo vivendo – se ne deduce che “crescerà di circa 0,1 punti percentuali, attestandosi al 42,6% nel 2023. Al netto delle misure riguardanti l’erogazione del beneficio dei 100 euro, la pressione fiscale passerebbe dal 41,8 per cento del 2020 al 41,9 per cento nel 2023”.
Max