Proseguono le proteste in Myanmar contro il colpo di Stato militare del primo febbraio e continua anche la repressione del Tatmadaw, l’esercito birmano, nei confronti dei cittadini. Secondo il monitoraggio dell’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, il numero delle vittime negli scontri è salito a 202. Oltre 2.000 le persone arrestate.
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Sulla vicenda è intervenuto Papa Francesco, chiedendo ai militari di fermare la repressione. “Ancora una volta, e con tanta tristezza – ha detto il Pontefice – sento l’urgenza di evocare la drammatica situazione in Myanmar, dove tante persone, soprattutto giovani, stanno perdendo la vita per offrire speranza”. “Anche io mi inginocchio sulle strade del Myanmar”, ha ribadito Bergoglio, come la suora inginocchiata di fronte ai militari, immagine simbolo delle manifestazioni. “Il sangue non risolve niente. Prevalga il dialogo”.
Nel golpe di un mese e mezzo fa l’esercito ha arrestato diversi esponenti del partito Lega nazionale per la democrazia, tra cui la leader Aung San Suu Kyi, e soppresso la già fragile democrazia. Nonostante la violenta repressione della giunta militare, il movimento contro il governo golpista non sembra aver perso vigore.
Mario Bonito