Si aggrava il bilancio di un’altra giornata di proteste e sangue in Myanmar. Secondo il sito Myanmar Now, sarebbero almeno 91 le persone uccise in 40 diverse città e località del Paese nella repressione delle proteste, nella Giornata delle Forze Armate, contro il golpe del primo febbraio.
Il bilancio diffuso ieri dall’Assistance Association for Political Prisoners (Aapp) parlava di almeno 328 morti dal golpe del primo febbraio.
Tra le vittime della più sanguinosa giornata di repressione delle proteste ci sono anche tre bambini di 7, 10 e 13 anni secondo il giornale Irrawaddy.
Tra le vittime anche Chit Bo Nyein, capitano della squadra di calcio Under 21 Hantharwady United. Secondo quanto è stato riferito dai suoi vicini è rimasto ucciso da un colpo sparato dai militari mentre stava aiutando nel negozio dei familiari a Insein, un sobborgo di Yangon.
Gli Stati Uniti chiedono la “fine immediata della violenza e il ripristino del governo democraticamente eletto” in Myanmar, passati quasi due mesi dal golpe del primo febbraio mentre proseguono le proteste e la repressione. “Nella Giornata delle Forze Armate – afferma in una dichiarazione l’ambasciatore americano Thomas Vajda – le forze di sicurezza stanno uccidendo civili disarmati, bambini compresi, proprio le persone che hanno giurato di proteggere”.
“Questo spargimento di sangue è terrificante”, aggiunge Vajda nella dichiarazione diffusa dall’ambasciata americana in cui denuncia come “queste non siano le azioni di una forza militare o di polizia professionale”. “La popolazione ha parlato chiaramente: non vogliono vivere sotto un regime militare – conclude – Chiediamo la fine immediata della violenza e il ripristino del governo democraticamente eletto”.
Le Nazioni Unite si dicono “inorridite dalla perdita senza senso di vite umane, con le notizie che ci riportano di decine di persone uccise dai militari in tutto” il Myanmar. Nel comunicato, l’Onu sottolinea che nella giornata di oggi, in cui secondo alcuni bilanci sono state uccise almeno 91 persone, è “la giornata più sanguinosa dal colpo di stato” dello scorso febbraio. Un’escalation di violenza che mostra come i militari abbiano rivolto la loro forza “contro il proprio popolo”, prosegue la dichiarazione della rappresentanza dell’Onu in Myanmar che definisce “completamente inaccettabile” l’uso della forza letale durante le manifestazioni di protesta.
“L’uccisione di civili disarmati, compresi bambini, è un’azione indifendibile: la Ue sta al fianco del popolo del Myanmar e chiede l’immediata fine delle violenze e la restaurazione della democrazia”, si legge in una dichiarazione della delegazione dell’Unione europea ne Paese parlando di oggi come di “una giornata di terrore e disonore”.