Si aggrava il bilancio delle vittime in Myanmar, dove l’esercito golpista utilizza il pugno di ferro contro i manifestanti, che protestano contro il colpo di Stato del primo febbraio e per la restaurazione della democrazia. Ieri, mercoledì 3 marzo, si sono registrate altre 38 vittime tra i civili in diverse città del Paese, da settimane teatro di scontri tra popolazione e militari. Numerosi anche i manifestanti arrestati: almeno 1.300. Per il momento i generali golpisti appaiono sordi ai numerosi appelli della comunità internazionale. L’ultimo arriva da papa Francesco, che domani volerà in Iraq. “Non soffocate nella violenza – ha detto – le aspirazioni del popolo del Myanmar”.