Che era gravemente malato, lo aveva confidato un anno fa al giornalista di Repubblica che lo stava intervistando ed oggi, a soli 57 anni, Gianmaria Testa, cantautore di fine autorialità, ci ha lasciato in punta di piedi, come da suo stile, compito, elegante. “Per mesi non ho detto niente perché avevo paura di rompere le scatole alla gente. Alla fine mi sono reso conto che è meglio raccontare, è meglio spiegare. Ho un tumore, non è operabile. I medici mi hanno detto che nei prossimi mesi devo annullare ogni altro impegno che non sia curarmi”, aveva rivelato in quellintervista datata 11 maggio del 2015. Capostazione della Ferrovie, Testa aveva lasciato il ’posto fisso’ per dedicarsi alla musica ma di lui, delle sue capacità di compositore e poeta, si erano accorti prima in Francia che in Italia. Di origini molto umili, era nato nel cuneese da una famiglia di agricoltori ed era rimasto a vivere nelle sue Langhe, che spesso ha cantato nei suoi dischi anche in dialetto. Da sempre impegnato sul sociale, nel 2006 Testa aveva dedicato un intero album ’Da questa parte del mare’, ai migranti di ieri e di oggi. Nel suo carnet due premi al Festival di Recanati, prima nel ’93 e poi nel ’94 ma in pochi si erano davvero accorti di lui nel nostro Paese, finché, invitato all’Olympia di Parigi, aveva ottenuto recensioni entusiastiche dai principali giornali francesi. Così l’Italia si accorse di lui, di rimando. Dopo il lavoro con la produttrice francese Nicole Courtois Higelin, in Italia il percorso è stato un po più complicato e difficile perché condotto davvero senza compromessi, con pochissime apparizioni Tv o passaggi radiofonici e nessun tipo di pubblicità. La sua vera forza è stata il passaparola. Chi andava ad un suo concerto non riusciva a dimenticarlo: lemozione nasceva palpabile e si divideva tra tutti; Gianmaria scherzava coi suoi musicisti ed era naturalmente comunicativo; i testi erano belli, semplici, piccole poesie che parlano della vita, e la musica e la sua voce che si muoveva tra rauche asprezze e teneri velluti faceva il resto. Perché le cose cominciassero a cambiare anche in Italia cè voluto -paradossalmente- ’Il valzer di un giorno’, quarto disco della sua carriera. Prima di questo erano infatti usciti ’Montgolfières’ (1995), ’Extra-Muros’ (1996) e ’Lampo’ (1999). Dopo arrivarono ’Altre Latitudini’ (2003), ’Da questa parte del mare’ (2006), il live ’SOLO dal vivo’ (2009), ’Vitamia’ (2011) e lultimo il live ’Men at work’ (2013). In mezzo, più di 3000 concerti in Francia, Italia, Germania, Austria, Belgio, Canada, Stati Uniti, Portogallo e tante ottime critiche. “Gianmaria se n’è andato senza fare rumore. Restano le sue canzoni, le sue parole. resta il suo essere stato uomo dritto, padre, figlio, marito, fratello, amico”. E’ quanto si legge sulla pagina ufficiale Facebook del cantautore.
M.