Prima l’orribile morte della giovanissima ragazza madre – Luana D’Orazio – poi quella altrettanto cruenta di Laila El Harim, ieri è stata la volta di un 47enne nel foggiano e, stamane, di un operaio 36enne della bergamasca. Poi, addirittura, mentre scriviamo, giunge notizia dell’ennesima morte sul lavoro di un tecnico ad Asti!
Tutto questo proprio nel momento in cui ci accingiamo a commentare i dati appena pubblicati dall’inali, relativi alle morti sul lavoro.
Probabilmente, complice la pandemia, con il fermo delle industrie il fenomeno delle morti bianche lo avevamo come ‘dimenticato’. Quasi che appartenesse a tempi remoti, quando l’Italia era ancora in ‘bianco e nero’. Invece no, purtroppo la possibilità di poter morire sul proprio posto di lavoro, da noi è ancora una drammatica realtà. Del resto, come recita sin dalla prima riga questo interessante report dell’Inal: rispetto allo stesso periodo del 2019, quest’anno gli infortuni mortali sul lavoro, sono cresciuti dell’11,6%.
Dunque, premesso ‘lo stop’ legato alla pandemia, ed il fatto che questa rilevazione dell’Inail si riferisce al primo semestre del 2021, per la precisione fino al 31 maggio, bisogna purtroppo tenere in considerazione il ‘gravissimo aggiornamento’ del numero delle vittime, in virtù delle ultime disgrazie appena ricordate.
Valutando come detto ‘relativamente’ il 2020 a causa delle molte chiusure legate alle pandemia (ma le morti non sono comunque mancate), in questi primi 5 mesi – cioè fino al 31 maggio – l’Inail spiega che in confronto al 2019, aumentano invece i casi mortali: +11,6% (56 decessi in più), in parte anche dipesi dal Covid.
Tuttavia, riferito ai soli ‘infortuni’, a differenza del 2019, questo amo semestre vanta una diminuzione riferita, sia a quelli occorsi sul posto di lavoro (-15,0%), che a quelli in itinere (-32,9%).
Max