A Roma si muore per il lavoro. Una strage senza fine, con 35 decessi nel solo 2021. Un dato terribile e aggiornato appena ieri quando a perdere la vita è stato Catalin Dragos Purda, operaio rumeno di 41 anni.
Aveva quasi finito di montare il ponteggio su un palazzo che affaccia tra piazza Gregorio VII e via di Porta Cavalleggeri, quando per motivi da appurare ha perso l’equilibrio ed è scivolato dall’impalcatura cadendo dal secondo piano, morendo sul colpo. Avviata per prassi la procedura di omicidio colposo. Residente nel comune di Fonte Nuova, il 41enne romeno, sposato e con un figlio piccolo, è solo l’ultima vittima: 35 nei primi 9 mesi del 2021.
“E’ inaccettabile morire per lavorare. Stiamo parlando di persone e non di numeri. Una realtà intollerabile che nel settore dell’edilizia assume proporzioni anche più preoccupanti” ha detto l’assessore al Lavoro di Roma Capitale Claudia Pratelli, sottolineando il “dovere di combattere per il diritto ad un lavoro di qualità e in sicurezza senza accettare mediazioni al ribasso”.
Si unisce al cordoglio l’assessore al Lavoro della Regione Lazio, Claudio Di Berardino che spinge per un nuovo modello sulla sicurezza del lavoro, supportato dalle più recenti tecnologie e sulla promozione della formazione sulla sicurezza rivolta ai datori di lavoro e ai lavoratori.
Le morti sul lavoro, e in particolare nell’edilizia sono un dramma anche per i sindacati. “Da inizio anno ai primi di ottobre si è registrata una vittima ogni 48 ore. Nei cantieri si muore come 50 anni fa” spiegano, in una nota le principali sigle sindacali.