Sarebbero stati manomessi per evitare interruzioni e velocizzare così la produzione i due orditoi al centro della perizia richiesta dalla Procura di Prato che sta indagando sulla dinamica dell’infortunio mortale di Luana D’Orazio, l’apprendista pistoiese di 22 anni, madre di un bimbo di 5 anni, risucchiata e stritolata il 3 maggio scorso dal macchinario al quale lavorava in una ditta tessile di Oste di Montemurlo (Prato). E’ quanto trapela dai primi risultati degli accertamenti tecnici svolti sui due macchinari presenti nell’azienda “Orditura Luana”, condotta dal perito incarico dalla Procura, che sta per consegnare la consulenza al procuratore Giuseppe Nicolosi. La perizia è stata condotta sugli orditoi di fabbricazione tedesca Karl Mayer TexilmachineFabrik Gmbh.
Si tratterebbe di due manomissioni differenti: una al quadro elettrico e l’altra alla parte meccanica. La modifica al quadro elettrico sull’orditoio al quale stava lavorando la 22enne operaia avrebbe permesso alla macchina di funzionare in automatico anche con la saracinesca di protezione abbassata. E già sull’orditoio gemello – anch’esso sequestrato – sarebbe stata accertata l’assenza della fotocellula di sicurezza.
Intanto ieri sono stati interrogati negli uffici della procura di Prato i coniugi Luana Coppini e Daniele Faggi, sentiti rispettivamente come titolare e come gestore di fatto dell’orditura dove è avvenuto l’incidente mortale. Entrambi sono indagati per omicidio colposo e omissione di tutele antinfortunistiche. Indagato per gli stessi reati anche il tecnico manutentore, Mario Cusimano.
Luana Coppini avrebbe risposto alle domande degli inquirenti, mentre il marito si è avvalso della facoltà di non rispondere.