Sono arrivati a Prato dalla Germania i codici decifrati dalla Karl Meyer, la casa costruttrice dell’orditoio killer che ha stritolato e ucciso Luana D’Orazio, operaia di 22 anni e mamma di un bambino di 5, morta il 3 maggio scorso nella ditta tessile “Orditura Luana” di Oste di Montemurlo (Prato). Si tratta dei codici della memoria interna della macchina (una sorta di scatola nera) che sono stati prelevati dai tecnici del dipartimento di prevenzione dell’Asl durante la perizia disposta dalla procura di Prato per chiarire le circostanze in cui la giovane operaia è morta. Lo scrive oggi “La Nazione”.
La dinamica, a quasi due mesi dall’incidente, resta avvolta nel mistero in attesa che il consulente della procura, l’ingegner Carlo Gini, depositi la sua relazione entro la metà di luglio.
I codici dovranno essere messi in relazione con le prove tecniche che i periti, non solo della procura ma anche delle difese e della parte civile, hanno eseguito all’interno dell’aziensa di via Garigliano a Montemurlo. In particolare devono dire due cose fondamentali: a che punto della lavorazione era arrivata Luana prima di finire stritolata dentro gli ingranaggi e a che velocità stava girando il macchinario. Due informazioni utili a stabilire se la morte della ragazza poteva essere evitata.
Il consulente della procura ha evidenziato – attraverso le prove tecniche – una doppia manomissione all’orditoio della giovane: la realizzazione di un bypass elettrico che permetteva alla macchina di girare ad alta velocità con il cancello di protezione alzato e al pulsante di avvio che permetteva di mettere in moto l’orditoio anche in assenza del dispositivo di sicurezza (la saracinesca) abbassato. Possibile che Luana si sia avvicinata troppo alla macchina mentre questa girava? Oppure la ragazza si è avvicinata per sistemare qualcosa e l’orditoio è partito all’improvviso? Ma come ha fatto a mettersi in moto se il pulsante di avvio si trova vicino al cancello di protezione, troppo lontano perché l’operaia lo abbia premuto per sbaglio? Interrogativi che solo la perizia potrà sciogliere in modo plausibile.
Quello che appare dai primi riscontri è che il macchinario viaggiava ad alta velocità. Quando i periti hanno riavviato la macchina per la prima volta dopo l’incidente mortale facendogli finire il ciclo interrotto, l’orditoio ha girato subito ad alta velocità come se si trovasse in fase avanzata di lavorazione. Se così fosse, la manomissione della saracinesca avrà un ruolo fondamentale nell’ipotesi accusatoria.
I tre indagati, la titolare Luana Coppini e il marito Daniele Faggi (ritenuto gestore di fatto della ditta) e il tecnico manutentore Mario Cusimano, sono accusati di omicidio colposo e omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Cusimano, nel frattempo, ha cambiato avvocato affidando la difesa a Melissa Stefanacci.