“Per la Corte di Cassazione allo stato attuale delle indagini è legittimo ipotizzare che la diffusione, l’8 dicembre 2015, a meno di 48 ore della pubblicazione ufficiale, di alcune pagine della prima bozza di relazione annuale della commissione Moro 2, rientri nella fattispecie del reato di rivelazione di notizie riservate”. Lo scrive sul blog Insorgenze Paolo Persichetti, l’ex Br oggi ricercatore storico e autore tra l’altro di libri e inchieste sul caso Moro indagato dalla procura di Roma con l’accusa di aver divulgato materiale riservato “acquisito e/o elaborato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro”.
“I giudici della suprema Corte – scrive Persichetti – hanno rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Francesco Romeo contro la decisione del tribunale del riesame che nel luglio scorso aveva modificato il capo d’imputazione da cui era scaturito il sequestro, l’8 giugno precedente, del mio archivio storico e delle cartelle cliniche e scolastiche dei miei figli e di altro materiale amministrativo e strettamente personale della mia famiglia. I giudici del Palazzaccio hanno ritenuto valida la correzione delle iniziali contestazioni mosse dalla procura e che poggiavano sul favoreggiamento e l’associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordinamento costituzionale. Le motivazioni della decisione, estremamente laconica nella formulazione del dispositivo, ‘la corte rigetta il ricorso e condanna alle spese processuali’, verranno rese note non prima di tre settimane”.
“La decisione della suprema Corte rende ancora più intricata la vicenda perché il prossimo 17 dicembre il Gip Valerio Savio dovrà pronunciarsi sulla legittimità del sequestro dell’archivio senza tener conto della decisione del tribunale del riesame e della cassazione. La giustificazione giuridica del sequestro resta infatti ancorata alle ipotesi di accusa iniziali, il favoreggiamento e l’associazione sovversiva, già bocciati dal Gip quando ha rigettato la richiesta di incidente probatorio”. Una situazione che Persichetti non esita a definire “kafkiana”.