È partito da pochi giorni il nuovo progetto di ricerca “Rempark” per aiutare tutte le persone affette dal morbo di Parkinson. Tra le componenti che dovrebbero aiutare i malati ci dovrebbe essere un piccolo sensore, un telefono cellulare ed un paio di cuffie. Componenti che formerebbero, appunto, un piccolo dispositivo il quale potrà migliorare la qualità di vita di molta gente. Il progetto di ricerca “Rempark” è stato reso possibile grazie al cofinanziamento da parte dei fondi europei (il contributo Ue è di oltre 3.2 milioni di euro sul costo totale di circa 4.7). Tale iniziativa non offrirá una vera e propria cura per la condizione degenerativa della malatttia, ma almeno proverá a migliorare la vita dei pazienti, dando loro maggiore autonomia. L’evento finale della ricerca è previsto il 21 aprile a Madrid. A guidare il consorzio, di cui fa parte la Fondazione Santa Lucia di Roma, è il Politecnico universitario della Catalogna, con la partecipazione di università e istituti di Belgio, Germania, Irlanda, Israele, Portogallo e Svezia. Riguardo le novità su cui si baserà il dispositivo sono da annoverare la rilevanza di quante ore un paziente è in stato di mobilità ridotta, a che velocità cammina nelle diverse fasi della giornata, se soffre di blocchi e quanti sono. Nell’eventualità di un problema motorio esso attiverà un sistema di stimoli acustici esterni per migliorare la deambulazione. I ricercatori sono riusciti ad integrare elettronica e algoritmi complessi in un dispositivo ergonomico, affidabile e discreto. Il dispositivo è anche dotato di un accelerometro, il quale rileverá le accelerazioni nella camminata, un magnetometro che funzionerá come una bussola, ed infine un giroscopio che potrà registrare il modo in cui il paziente si muove sui tre assi spaziali. Grande passo in avanti, dunque, riguardo il campo di questa malattia. Ma la ricerca non si fermerà di certo qui, sperando di andare oltre e cercando di rendere il dispositivo capace anche di agire in tempo reale per il regolamento quantitativo dei farmaci per il paziente. Servirà solo tempo, ma di questo passo ogni speranza è possibile.