A riaccendere la scottante (ed imbarazzante) questione degli abusi sessuali allinterno della Chiesa, ci ha pensato il nuovo libro del giornalista Gianluigi Nuzzi il quale, in Peccato originale, attraverso la testimonianza-denuncia dellex polacco Kmil Tseusz Jarzembowski, racconta di episodi di abusi e molestie consumatesi nel preseminario San Pio X, nei confronti di alcuni chierichetti. Dal canto suo, attraverso una nota, la Sala stampa della Santa Sede ha tenuto a precisare che “in considerazione di nuovi elementi recentemente emersi, è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto. In merito alla vicenda che vede coinvolto un ex alunno del preseminario San Pio X, successivamente ordinato sacerdote, a seguito di alcune segnalazioni, anonime e non, a partire dal 2013 furono compiute, a più riprese, delle indagini sia da parte dei superiori del preseminario sia da parte del vescovo di Como, atteso che la comunità degli educatori appartiene alla sua diocesi. I fatti denunciati – spiega ancora la nota – che risalivano agli anni precedenti e che avrebbero coinvolto alunni coetanei tra loro, alcuni dei quali non più presenti nellIstituto al momento degli accertamenti, non trovarono adeguata conferma”. Tuttavia, “in considerazione di nuovi elementi recentemente emersi, è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto”. Nello specifico Kamil Tadeusz Jarzembowski, dichiaratamente omosessuale, ha raccontato a Nuzzi di essere entrato a 13 anni a San Pio X, ospitato nel Palazzo San Carlo del Vaticano, per rimanervi fino a pochi anni fa. “Sono stato testimone di atti sessuali si legge nel libro – che Antonio esigeva da Paolo (nomi di fantasia, ndr), atti sessuali che si compivano nonostante la mia presenza. Gli atti venivano svolti sempre di sera, intorno alle ventitré. Dopo che tutti gli alunni si erano coricati, Antonio accedeva nella stanza dormitorio condivisa da me e da Paolo. Qui avvenivano rapporti di sesso orale, mentre alcune volte i due si recavano insieme in unaltra stanza per proseguire il rapporto”. Inoltre, lex studente polacco, sottolinea: “La crescente angoscia di fronte al ripetersi degli avvenimenti ricordati, unita alla paura di essere allontanato, mi indussero comunque a confidare le mie preoccupazioni e il mio sconcerto al mio direttore spirituale, che senza indicare il mio nome riferì gli avvenimenti in questione al vescovo responsabile e ai superiori gerarchici. Questa comunicazione non sortì nessun effetto e cadde nel vuoto. Di fronte al silenzio perdurante e allindifferenza delle persone che ritenevo doveroso interpellare secondo una procedura legittima e naturale, decisi di rivolgermi direttamente alla Santa Sede, in particolare alla segreteria di Stato e alla Congregazione per la dottrina della fede. Ho ricevuto una missiva di questultima del settembre 2014 in cui venivo informato che il caso sarebbe passato per competenza alla Congregazione per il clero. Fino ad oggi non ho ricevuto una smentita dei fatti da me denunciati da parte degli organi della Santa Sede”.
M.