Caldissimo il tema del diritto dautore. Quello che ormai da decenni sembra una questione assodata, potrebbe presto essere stravolta attraverso nuovi decreti legislativi. Parliamo nello specifico del diritto dautore, pratica che garantisce ad artisti, scrittori e musicisti lesclusività della propria opera. A quanti sostengono che labolizione del diritto dautore è una questione di libertà, Giulio Rapetti Mogol risponde con forza: “Sí, è la libertà di appropriarsi della proprietà altrui”. Creatore di grandi capolavori italiani e internazionali e presidente della SIAE, Mogol proprio non ci sta e sulla questione dice la sua. Certo, la SIAE è ormai vista da molti come unazienda contestata e riformabile, ma pur sempre una struttura che ha consentito a generazioni di artisti e autori di godere dei proventi della cessione dei propri diritti dautore. In questa veste Mogol, raccontato al folto pubblico della Sala Consiliare del Senato, ha affrontato di petto le problematiche legate alla corretta retribuzione del lavoro intellettuale: “Sono andato a Strasburgo e mi sono fatto sentire dagli europarlamentari!”. Lha fatto perché – in unepoca nella quale si ripetono le tentate deforestazioni di consolidati diritti civili, personali e collettivi – lattacco al copyright, variazione anglosassone del diritto dautore, è una costante. Negli ultimi ventanni il suo mancato rispetto nel mondo digitale ha colpito pesantemente prima la musica, poi il cinema, infine leditoria sia libraria sia dinformazione.
Le repliche dei produttori, dei discografici e dei publisher sono state tardive e minime, talvolta nulle o inefficaci. Intanto operatori con molte idee e pochissimi scrupoli si appropriavano impunemente, seppure legalmente, del valore collegato a canzoni, film, romanzi, articoli giornalistici, servizi televisivi, opere radiofoniche. Perché? Nel convegno voluto dalle fondazioni Magna Carta e Italiani Protagonisti, ne hanno parlato Mogol e altri diretti interessati: Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset; Marcello Foa, presidente della RAI; Andrea Riffeser Monti, presidente della FIEG; Francesco Rutelli, presidente di ANICA; Elio Catania, presidente di Confindustria digitale. Lobiettivo era di verificare le posizioni delle diverse “industry” che savvalgono del diritto dautore lungo gli anelli delle rispettive catene del valore a pochi mesi dal varo, previsto per la primavera, del nuovo copyright digitale nella UE. Sono questi i giorni decisivi nel confronto a tre tra Consiglio, Commissione e Parlamento europei per trovare laccordo sul testo finale della direttiva. Gli articoli al centro del dibattito sono due: il numero 11 sulla contrattazione delle licenze duso tra produttori di contenuti e operatori del web – in primis gli “OTT”, Over the Top – per retribuire, per esempio, i cosiddetti snippet, i brevi riassunti testuali che appaiono nelle pagine di risposta di Google; il numero 13 sullobbligo per gli stessi OTT di munirsi di strumenti che impediscano il caricamento di contenuti protetti da copyright senza il permesso di chi detiene i diritti. A quanto risulta, laccordo è più vicino di quanto atteso, tanto da fare ritenere che il via libera possa arrivare entro la metà di dicembre, in modo da varare la direttiva prima delle elezioni europee di maggio.
Nemmeno il governo italiano, la cui componente pentastellata si è sempre detta contraria alla nuova normativa, sembra intenzionato ad alzare barricate. Tuttavia, mentre il convegno romano era in corso, Palazzo Chigi ha confermato il proprio no sullarticolo 13, mentre sull11 i livelli comunitari starebbero tenendo conto delle obiezioni venute da Roma.
Pur non entrando nel merito, Riffeser Monti ha ribadito che gli editori italiani puntano molto sullintroduzione di regole più stringenti e attente a non penalizzare ulteriormente aziende e giornalisti. Sulla stessa linea Confalonieri e Rutelli, che difendono le ragioni delle tv e dellindustria cinematografica. Più cauti sono apparsi Foa e Catania. Questultimo, in particolare, è stato efficace nellindicare le criticità della normativa circa la possibilità che agli OTT venga concesso, con lattuale formulazione delle norme, un pericoloso diritto di censura.
Nel corso del dibattito, più volte sono state sottolineate due situazioni che stanno a monte del copyright digitale: la sudditanza culturale e industriale sul terreno digitale che il nostro continente continua a soffrire rispetto agli Stati Uniti (in attesa della Cina); i regimi fiscali europei, sia nazionali, sia comunitari, che favoriscono competitivamente Google, Facebook, Netflix e tutti gli altri. Liniziativa, che ha avuto come promotori i senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliarello, ha avuto il merito di riportare allattenzione generale una problematica che impatta sulla vita di ciascun cittadino, delle aziende culturali del paese e, in prospettiva, alla democrazia.