Spesso gli spazi sono quelli angusti di una bottega, anche se la pretesa è quella di proporsi come un’efficiente rivendita di generi alimentari. Negli anni i cosiddetti minimarket, si sono capillarmente moltiplicati in tutti i quartieri della Capitale, caratterizzandosi per la gestione, condotta da minuti cittadini asiatici, per lo più del Bangladesh, totalmente estranei alla lingua italiana.
Altra peculiarità, quella dei ‘bangladini’ (come sono stati ribattezzati dai romani), è quella di essere sempre aperti. Vuoi perché di altra cultura o fede, o vuoi perché forse ‘mossi’ da giri economici poco chiari, fatto è che sono sempre lì, giorno e notte; a Natale, come a Capodanno (ma anche a Pasqua e Ferragosto), ad annuire sorridendo ad ogni richiesta dello sporadico cliente, che varca l’ingresso di questi bazar, zeppi di frutta, spezie, conserve, cibi esotici e, soprattutto, bibite ed alcolici.
Già perché in realtà, la maggior parte dei loro affari, almeno fino all’avvento del coprifuoco, consisteva nella vendita – anche sottobanco – di birre ed alcolici.
In particolare modo nei week-end quando, per evitare le costose consumazioni ai banconi dei locali e delle discoteche, la maggior parte dei ragazzi, acquista l’alcol dai ‘bangladini’. Poi come dicevamo, il coprifuoco e le severe misure di restrizione. Solo che, ‘misteriosamente’, mentre la maggior parte delle attività commerciali, sono state costrette a chiudere a causa della grave crisi economica, loro sono sempre la: puntualmente vuoti, ma ugualmente zeppi di merce e in attività.
Oltretutto, non figurando nella categoria dei bar, i mini-market non ne hanno subito le severe penalizzazioni detatte dal nuovo Dpcm, secondo cui è vietato l’asporto di birre e bevande alcoliche dopo le 18. No, i bangladini possono tranquillamente continuare a vendere fino alle 21. Così dopo anni di assoluto monopolio nella vendita serale e notturna di alcol, il Campidoglio si è finalmente reso conto della pericolosa opportunità rappresentata da queste attività, se non altro, ai fini degli assembramenti.
Quindi ieri, dopo le solite consultazioni nell’ambito della giunta Capitolina, complici le continue – e legittime – lamentele dei commercianti (espresse all’assessore al Commercio), si è finalmente deciso di imporre anche ai mini market la chiusura alle 18. Un provvedimento rivolto alle vendita di alcol al dettaglio, ma non alle enoteche. C’è inoltre da aggiungere che, cercando di andare incontro alle esigenze delle attività commerciali capitoline, la Raggi sta tentando inoltre il tutto per tutto per consentire l’apertura ai ristoranti anche alla sera, almeno fino alle 22.
Tuttavia il momento impone grande attenzione quindi, di concerto con l’assessore Coia, si è deciso di attendere fino al 27 marzo quando, qualora le cose dovessero mettersi meglio, con la riapertura di cinema e teatri, il Campidoglio ha già pronto il via libera all’apertura serale per i ristoranti ed i locali.
Insomma, in termini di ascolto, da stasera il Festival di Sanremo può contare su molti telespettatori in più: … i bangladini!
Max