Mimmo Lucano è di nuovo obbligato a tenersi alla larga da Riace. L’ex sindaco simbolo dell’integrazione dei migranti, dopo che il suo gruppo è passato all’opposizione in consiglio comunale, si è visto confermare il divieto di dimora nel suo paese.
La Cassazione si è espressa di nuovo sul caso di Lucano, dopo che in precedenza aveva revocato il provvedimento con rinvio. Le accuse erano state smontate per la maggior parte, rimandando il tutto ai giudici del Riesame, che però non hanno accolto le indicazioni della Corte.
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Inizia stamattina il processo al Tribunale di Locri per il quale Lucano è imputato, con l’accusa di far parte di un’organizzazione dedita alla trasformazione dell’accoglienza in un giro di affari.
“Questa misura cautelare è come essere stato obbligato a scontare una pena ancor prima della condanna, anzi prima che inizi il processo – ha dichiarato l’ex Sindaco di Riace Mimmo Lucano, dopo la conferma del divieto di dimora nel paese. “Mi rimane solo la consapevolezza che ci sono e ci sono state nella storia tante persone che subiscono ingiustizie, anche più di me, ma soprattutto che qui e in Italia c’è tanta gente solidale e che condivide il progetto politico di Riace”.
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“Non voglio dire che sia un processo politico, ma è un processo con cui la politica ha molto a che fare” ha dichiarato Lucano arrivato in Tribunale per il processo che lo vede coinvolto. “Siamo obbligati a credere che la giustizia esista, perché se si perde questa speranza nulla ha senso. Siamo obbligati a credere nella speranza di un’evoluzione positiva della vicenda giudiziaria e anche umana. A volte però, l’impressione è che la giustizia ci sia solo o soprattutto per le categorie sociali che hanno più possibilità o occupano ruolo importanti, mentre io non sono nulla”.
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