(Adnkronos) – Per una Biancaneve che al cinema perde i suoi 7 nani, spazzati via dalla ‘cancel culture’, un’altra li ritrova in gran forma all’ospedale Niguarda di Milano. Non sono attori in carne e ossa, ma statue che nel tempo sono diventate una vera istituzione. Con un’utilità che va oltre il loro status di ornamenti. Fanno capolino da sempre davanti all’ex convitto e al corso di laurea in infermieristica dell’ospedale. Tanto da essere diventati negli anni un punto di riferimento per orientarsi nella ‘città-ospedale’: “Vai avanti e dopo i nani gira a destra”, è la frase tipo, che ricordano in molti fra quelli che sono passati tra i viali del Niguarda, ma soprattutto gli infermieri che hanno studiato in quella scuola, passando ore con i libri in mano, seduti vicino alle statuette colorate.
“C’è chi dice siano arrivati prima loro, Biancaneve e i 7 nani, e che poi sia stato costruito l’ospedale intorno”, raccontano dalla struttura sanitaria. Negli anni, però, quei nanetti avevano perso un po’ di smalto. Essendo lì da un tempo indefinito e infinito, esposti alle intemperie, apparivano un po’ invecchiati. Fino a qualche mese fa, quando un benefattore – come in ogni favola che si rispetti – ha deciso di dar loro una chance, in un’epoca di alterne fortune per questi personaggi tanto amati dai bambini. Anzi, decisamente un ‘momento no’. Dopo le polemiche infuriate intorno all’operazione di remake che porterà sul grande schermo il nuovo film di Biancaneve della Disney, su di loro – ma anche sul principe – si è abbattuta la scure del ‘politically correct’. Al fianco della moderna Biancaneve cinematografica, figlia del ‘melting pot’, che unisce bellezza e origini polacche e colombiane, ora ci saranno 7 creature magiche. Il principe invece viene tagliato fuori perché la protagonista, donna consapevole dei suoi mezzi, non ha bisogno di lui, si salva da sola.
Anche nella moderna favola del Niguarda a vestire i panni dell’eroe – che salva i 7 nani – è una donna. Per la precisione una mamma che passava di lì tutte le settimane per accompagnare il suo bambino a fare delle terapie, e notandoli un po’ scrostati, ha deciso di donargli un ‘lifting completo’. Nell’attesa che il figlio finisse i trattamenti, si è messa lì con colori e pennelli, a dipingerli a mano. Ad aiutarla è arrivato anche un dipendente dell’ospedale, che ogni giorno la vedeva intenta a colorare. A restauro finito, è stato sistemato anche il piccolo ‘promontorio’ che li ospita e dal quale vegliano sull’ospedale.
La memoria storica dei conoscitori dell’ospedale ripesca aneddoti del passato che testimoniano l’affetto che ha nel tempo circondato la ‘combriccola di gesso’ frutto della fantasia e della penna dei fratelli Grimm. C’è ancora chi si ricorda per esempio di suor Giuseppina, che agli inizi degli anni ’70 in inverno andava a prendere le statuette, le copriva e le teneva al sicuro e al caldo in una stanza, fino alla primavera successiva.
Oggi Biancaneve e i 7 nani del Niguarda sono tornati a ricevere amorevoli cure. E, rimessi a nuovo, continuano ad allietare la vista dei passanti. Proseguendo la strada “dopo i nani”, è possibile imbattersi anche in 7 cavalli, veri questa volta: si chiamano Adelina, Giove, Birbante, Jamaica, Fly Lady, Winter e Boccetta. Incontri apparentemente insoliti per essere in un ospedale. Ma c’è una spiegazione: i dolci equini sono la colonna portante del Centro di riabilitazione equestre, “l’unico presente in un ospedale pubblico”. Un centro dove si utilizza la terapia assistita con i cavalli per pazienti con disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale.
L’elenco degli ‘abitanti animali’ del Niguarda potrebbe continuare ancora: dal pavone con temperamento da star battezzato Diego (da ‘carta d’identità’ pubblicata sul sito web del Centro di riabilitazione equestre), alle oche Ducky e Guendalina, da Teo il capretto fino alle anatre coi loro anatroccoli.