Migranti, tensioni con l’Italia: sulla Germania pesano le prossime elezioni

(Adnkronos) – Le tensioni fra Roma e Berlino sulla questione dei migranti si intrecciano con il calendario elettorale in Germania, dove il prossimo 8 ottobre si vota per il rinnovo dei governi regionali in Assia e Baviera. Il voto regionale si svolge infatti in un contesto di generale sfiducia verso la politica, di cui si avvantaggia l’estrema destra populista di Alternativa per la Germania. E i migranti sono diventati un tema centrale del dibattito, scelto dalla principale forza di opposizione, i conservatori della Cdu-Csu, per attaccare il governo del cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz e per cercare di fermare l’avanzata dell’Afd. 

La Cdu post Angela Merkel ha virato decisamente a destra sotto la guida del nuovo leader Friederich Merz. Le sue recenti dichiarazioni su presunte cure dentistiche gratis ai richiedenti asilo mentre i cittadini devono aspettare hanno suscitato un vespaio. Il governo ha smentito tali benefici, ma la Cdu non ha fatto marcia indietro. Merz dice “quello di cui parla la gente nelle strade”, quando “sono in giro per la campagna elettorale in Baviera, questi sono i temi che interessano alla gente”, ha dichiarato Manfred Weber, esponente di spicco della Csu bavarese e presidente del Partito popolare europeo. 

La Baviera è una roccaforte dell’Unione cristiano sociale, formazione sorella della Cdu. Ma il dominio del partito sulla regione meridionale tedesca non è più saldo con un tempo. Se nel 2003 la Csu poteva ancora raccogliere il 60,7% dei suffragi, alle ultime elezioni nel 2018 era precipitata al 37,2%. I sondaggi per l’8 ottobre sono attorno al 36% e il primo ministro regionale Markus Soeder, riconfermato leader della Csu, ha attaccato più volte il cancelliere federale Olaf Scholz, accusandolo di inazione sui migranti. La sua ricetta è un tetto massimo annuale di 200mila nuovi migranti. E il suo obiettivo è sbarrare la strada all’estrema destra dell’Afd, da lui definito un partito di “servi del Cremlino”. 

Entrata per la prima volta al parlamento bavarese nel 2018 con il 10,2%, l’Afd è indicata nei sondaggi al 13-14%. Ma la Csu deve vedersela anche con la rivalità a destra degli alleati nel governo generale dei Liberi Elettori. Il partito (11,6% nel 2018) non è stato affatto danneggiato dallo scandalo che ha investito il suo leader, il ministro regionale dell’Economia Hubert Aiwanger, costretto a distanziarsi da volantini antisemiti di cui era in possesso ai tempi del liceo. 

Non meno importanti sono le elezioni in Assia, popoloso land che comprende una città cruciale come Francoforte e del quale è originaria la ministra dell’Interno socialdemocratica Nancy Faeser. Qui si sono alternati al governo destra e sinistra e ora vi è una colazione fra la Cdu e i Verdi. I sondaggi prevedono la Cdu al primo posto con il 31%, seguita alla pari da Verdi e Socialdemocratici al 17%. Ma l’Afd li tallona al 16%, con il rischio di diventare secondo partito. 

Con una popolazione rispettivamente di 6 e 13,2 milioni di abitanti, Assia e Baviera rappresentano un importante test politico per la Germania. Ma si tratta solo di un antipasto. A due anni dal suo insediamento, la coalizione semaforo guidata da Scholz appare in difficoltà. I sondaggi assegnano ai tre partiti che la compongono – Socialdemocratici, Verdi e Liberali- un misero 37,7%. E il governo guarda con attenzione al 2024, un super anno elettorale. Il 9 giugno si voterà per le europee ma anche per il rinnovo del governo regionale di ben nove land. Mentre a settembre si vota in Sassonia, Turingia e Brandeburgo, tre regioni orientali dove l’Afd è per ora in testa alle intenzioni di voto con il 30%. 

All’indomani della visita a Berlino e del nuovo scontro sulle navi delle ong, il ministro degli Esteri Antonio Tajani si era chiesto proprio se non ci fossero “interessi elettorali” dietro l’atteggiamento della Germania. Oggi il segretario di Forza Italia è tornato sull’argomento attaccando il cancelliere tedesco, che in giornata ha annunciato controlli aggiuntivi ai confini con l’Austria e congiunti con Svizzera e Repubblica Ceca per fare fronte ai troppi rifugiati. “Può dire quello che vuole… Loro – ha spiegato – hanno immigrazione secondaria, noi abbiamo un problema di immigrazione primaria. Abbiamo previsto una strategia. Noi dobbiamo guardare alla strategia, alla solidarietà europea. In Germania sono in campagna elettorale, però c’è un problema importante da risolvere, non è solo la campagna elettorale… Noi vorremmo capire qual è la posizione tedesca, non è chiaro quello che dicono. Valuteremo, vedremo, i migranti che vogliono andare in Germania, non è che li devono mandare in Italia”, ha ribadito il ministro degli Esteri.
 

A commentare l’annuncio di Scholz anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, che su X ha lanciato oggi la frecciata: “Si cerca di bloccare l’immigrazione in una parte d’Europa e se ne agevola il trasporto in un’altra. Coerente e geniale”, ha scritto. 

Sul tema dei migranti e gestione europea, quindi, la distanza tra Italia e Germania ancora non si colma e resta alta la tensione. E con Berlino resta anche aperta la querelle sulle Ong. Dietro la battuta a Malta di Giorgia Meloni (“I tedeschi la dovrebbero smettere di fare solidarietà con i confini degli altri”) si è infatti ribadita la diversità di posizioni con il cancelliere Scholz. 

“Io capisco – aveva spiegato Meloni ai cronisti – il governo tedesco, ma se loro vogliono tornare indietro sulle regole delle Ong, allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave”. La premier italiana a proposito dello stallo sul Patto europeo sui migranti, registrato giovedì a Bruxelles, tiene il punto: “Ognuno si assumerà le sue responsabilità”. 

“Noi siamo stati molto cooperativi”, aveva aggiunto, in Europa e con i tedeschi “sul tema del patto di migrazione e asilo, lo abbiamo votato anche perché migliorava per noi le condizioni rispetto alle regole precedenti, poi la Germania è arrivata con alcuni emendamenti, uno in particolare che per noi rappresenta un passo indietro sul tema delle organizzazioni non governative”. 

“Vediamo – sottolineava – quale sarà la soluzione di questo problema. Noi abbiamo la nostra linea, altri ne hanno un’altra, il problema è non scaricare la linea di uno sugli interessi dell’altro”.