(Adnkronos) – Offesa o critica politica? Si gioca tutto qui il processo che si è aperto oggi a Milano e che vede Matteo Salvini, leader della Lega ed ex ministro dell’Interno, accusato di diffamazione nei confronti di Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3 accusata sui social di esser “complice di scafisti e trafficanti, sbruffoncella, criminale, ricca tedesca fuorilegge, delinquente, ricca e viziata comunista tedesca, zecca tedesca, comandante criminale”. Parole scritte su Facebook tra il 26 giugno e il 19 luglio 2019 quando la comandante approdò a Lampedusa con alcune decine di naufraghi forzando il blocco imposto dalle autorità italiane. Un comportamento che Salvini criticò sui social e che per il difensore, l’avvocato Claudia Eccher hanno un nesso con la sua attività di parlamentare.
“Le espressioni accese, iperboliche, sono connesse e funzionale di un messaggio politico di chiara scelta governativa” sull’immigrazione. “In politica c’è un cambio di paradigma linguistico: dai toni aulici si è passati al paradigma del rispecchiamento con frasi brevi, comuni, toni accesi” sottolinea l’avvocato che ha chiesto il proscioglimento sollevando una questione di insindacabilità – le frasi rientrano nel perimetro della critica e della sua attività politica – e di improcedibilità dato che può essere sottoposto a processo solo dopo l’autorizzazione a procedere del Senato. Questioni su cui il giudice deciderà nella prossima udienza, in programma il 23 giugno, e rispetto alle quali la pubblica accusa e la parte civile hanno chiesto il rigetto.
“Le frasi contestate non attengono esattamente a un discorso di politica ma riguardano invece vere e proprie offese e attacchi alla persona come le parole sbruffoncella, zecca tedesca, comandante criminale”, sostiene il pm di Milano Giancarla Serafini che rimarca come “l’esercizio del diritto di critica non autorizza l’offesa della sfera privata di un soggetto, la denigrazione” che prosegue anche dopo che i giudici di Agrigento hanno stabilito che la giovane ha agito per salvare delle vite. Parole che non vengono da un uomo qualunque, ma da un uomo delle istituzioni. I post dell’allora ministro ricevono migliaia di commenti con “minacce violentissime e parole terribili”, la sua è una “diffamazione” che avviene “quando non stava svolgendo l’incarico ministeriale”.
Per Salvo Tesoriero, avvocato della parte civile, “Un insulto alla persona non può mai rappresentare un argomento politico. Non siamo di fronte a una frase brutta ma a un discorso d’odio costruito da un soggetto che sfrutta la propria carica, un discorso d’odio che mai potrebbe essere espressione della funzione, un discorso d’odio che si propaga per un mese” contro una ragazza. Su una frase del pm sulla politica di Salvini, così come su alcune espressioni della parte civile, la difesa del leader del Carroccio ha fatto una secca replica: “Ho sentito parlare di un discorso d’odio e di giudizi non giuridici, qui non si discute di politica. Contro Carola non c’è un attacco personale, ma scelte politiche di un allora ministro. Mi aspetto che in questa aula non vengano più pronunciati epiteti di questo tipo”.