“Il veto italiano sulle sanzioni europee alla Russia è una soluzione finale”, con queste parole si è espresso il ministro dellInterno Matteo Salvini nel corso della conferenza stampa presso la “Tass” che ha concluso la sua visita in quel di Mosca. “Noi contiamo di convincere lUnione Europea con le buone maniere, con larte della diplomazia e con levidenza dei numeri. Non si parte preannunciando veti che possono essere solo la soluzione finale. Faremo di tutto per non doverci trovare a dire dei “no” che in ogni caso non ci spaventano. Ci sono vari dossier importanti in ballo in Europa, come la politica agricola e il bilancio, su cui non possiamo andare avanti a colpi di veti e di schiaffoni. Contiamo di sederci e ragionare. Ma non escludo nulla”.
Una posizione ben chiara, netta e più volte ribadita quella del vicepremier che sui due temi portanti che sono stati di fatto al centro della attenzione non solo istituzionale tra le parti ma anche e se non soprattutto mediatica (le sanzioni alla Russia e le posizioni sui movimenti migratori con occhio specifico alla sicurezza dei porti della Libia), certo non muta idea ma, semmai, rafforza i propri convincimenti.
Matteo Salvini ha confermato peraltro, da uomo e padre di voler “stroncare la vergogna che è il traffico di esseri umani che frutta soldi che poi vengono investiti nellacquisto di armi e di droga”.
Dal suo punto di vista la decisione di sette Paesi europei di “condividere lonere” è un importante tassello su cui continuare a lavorare ma non senza soffermarsi sul ruolo della Libia.
Salvini infatti è ben chiaro sullargomento. Dobbiamo cambiare la normativa e rendere i porti libici porti sicuri. Cè questa ipocrisia di fondo in Europa in base alla quale si danno soldi ai libici, si forniscono le motovedette e si addestra la Guardia Costiera ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro. Bisogna aiutare la Libia a garantire i diritti umani e a creare canali per accogliere in loco dallaltra parte del Mediterraneo le richieste di asilo”. Da questo punto di vista, chiarisce il vicepremier “la soluzione non è la condivisione, ma il blocco delle partenze. Lunico modo di stroncare questo business è rendere inutile mettersi in barca perché si sa che si sarà rimandati indietro”. Lobiettivo del ministro, è rendere sicuri i porti libici. Quanto alle navi delle ong, come Open Arms, “sono dirette in Libia, ma è evidente che collaborano con gli scafisti. Ma in Italia non arriveranno mai”.
E però scontro con la Commissione Europea: “Nessuna operazione europea e nessuna imbarcazione europea” riporta i migranti salvati in mare in Libia, perchè “non consideriamo che sia un paese sicuro”, ha detto la portavoce della Commissione, Natasha Bertaud. “LUnione europea vuole continuare ad agevolare il lavoro sporco degli scafisti? Non lo farà in mio nome”, è la controreplica di Salvini. “O si cambia o saremo costretti a muoverci da soli”.