“La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non spende una parola contro la mafia degli scafisti possa dire lo stesso“, così la premier Giorgia Meloni replicando nell’ambito del question time ora ‘in onda’ alla camera, a Riccardo Magi, di +Europa, in merito al tragico naufragio di Cutro.
Un question time che impegna la presidente del Consiglio a misurarsi con l’opposizione, attraverso temi salienti quali i migranti, l’emergenza mutui, il Mes, ed il salario minimo
Ma andiamo per ordine. Tornando alla questione migranti, chiedendo “rispetto per i servitori dello Stato”, il capo del governo ha affermato che “Per fini politici si finisce per mettere in discussione l’onore e l’operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l’Italia intera, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso su di noi invece che assumersi le proprie responsabilità“.
Quindi la premier, riferendosi alla sar libica ha citato Gianluca D’Agostino, comandante della Guardia Costiera, affermando che “si può entrare, ma dal punto di vista tecnico è la Libia a dover coordinare le operazioni, quando abbiamo capito che non sarebbe intervenuta, abbiamo assunto noi il coordinamento anche se sarebbe toccato a Malta“. Dunque, ha continuato, ”la Guardia Costiera non aveva l’autonomia sufficiente per intervenire in sicurezza, perché i mezzi impegnati in altri soccorsi nello Ionio. Il più vicino – ha spiegato la Meloni, sempre rifacendosi a quanto affermato da D’Agostino – era a 255 miglie nautiche, ragion per cui è stato richiesto l’intervento a una nave mercantile, mezzi utilizzati in centinaia di casi anaologhi e che hanno salvato la vita a oltre 100mila persone. Chi chiede dovrebbe saperlo, e dovrebbe conoscere, come ha detto lo stesso D’Agostino, che ‘tutte le norme sono state applicate quelle che c’erano oggi, c’erano anche ieri. Anche perché nessuno mi può costringere a non salvare vite in mare, neppure un ministro perché la la responsabilità giuridica sarebbe mia“. Quindi concludendo questo tema, ha poi agginto, “Ribadisco che il governo non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare“.
Altro tema scottante, rispondendo all’interrogazione di Luigi Marattin (Azione-Italia Viva) sulla ratifica della riforma del Mes, spiega la premier, “Nonostante l’accordo modificativo del Meccanismo europeo di stabilità sottoscritto dall’Italia risalga a gennaio 2021, la riforma del trattato non è stata mai portata a ratifica. Questo offre una diapositiva su quanto questa materia necessiti di approfondimento“. Dunque, ha proseguito, “Gli strumenti si giudicano in relazione alla loro efficacia, e in un determinato contesto. E’ la ragione per cui lo scorso novembre questo governo ha ricevuto dal parlamento un mandato non ad aspettare la Germania, ma a non ratificare la riforma del Mes in assenza di un quadro chiaro europeo in materia bancaria. L’Italia, finché ci sarà un governo guidato dalla sottoscritta, non potrebbe mai accedere al Mes”. Anzi, traendo spunto da quanto dichiarato da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che ha ha proposto di utilizzare il Mes come “strumento di politica industriale europea“, la Meloni ha assicurato che “La proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione da questo governo“.
Si è poi passati al capitolo energia, con l’interrogazione presentata dal leader Avs, Angelo Bonelli: “Gli italiani non hanno scelto un governo composto da pericolosi negazionisti climatici’. Serve un ‘approccio pragmatico. Io penso che la grande sfida debba essere soprattutto quella di essere pionieri nelle tecnologie innovative“.
Inoltre, ha aggiunto, “Per quanto riguarda il tema del gas naturale, il governo lo considera come vettore energetico della transizione, cioè come vettore necessario per garantire all’Italia una maggiore autonomia e contribuire alla realizzazione del nostro progetto strategico dell’Italia come hub europeo dell’energia. Io penso che la grande sfida debba essere soprattutto quella di essere pionieri nelle tecnologie innovative. Per questo, ad esempio, sono già in corso interventi per sostenere la produzione di biocarburanti tramite il riciclo chimico di rifiuti. Tecnologia sulla quale l’Italia è all’avanguardia, che garantisce un approccio autenticamente circolare. Ovviamente questo non ci impedisce di fare valutazioni critiche su iniziative legislative comunitarie che, a nostro avviso, se non vengono opportunamente rimodulate, rischiano di danneggiare il nostro tessuto economico e sociale. E’ il caso, ad esempio, della proposta di direttiva sulle cosiddette case green. Un testo che prevede, per noi, obiettivi temporali che non sono raggiungibili per l’Italia , il cui patrimonio immobiliare è inserito in un contesto molto diverso rispetto agli altri Stati membri della Ue per ragioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una praticata della casa come bene rifugio”.
Sempre rispondendo a Bonelli, la presidente del Consiglio ha poi commentato che ”Con il voto di ieri il Parlamento europeo ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa è una scelta che consideriamo irragionevole, mossa da un approccio ideologico, che impone al governo per continuare a battersi e difendere gli interessi dei cittadini e della nazione”.
Infine, ha affermato concludendo al sua risposta, ”In merito al tema dell’eventuale autorizzazione alle centrali nucleari, l’atteggiamento del governo rimane pragmatico, ispirato al principio di neutralità tecnologica. Su questo non intendiamo intraprendere alcuna azione in assenza di un chiaro indirizzo atto di indirizzo del Parlamento. Senza il coinvolgimento del quale non potremmo assumere alcun impegno internazionale”.
Riguardo poi nello specifico alla transizione ecologica nella filiera dell’automotive, la premier ha tenuto a rimarcare che “L’obiettivo è consegnare un pianeta più pulito alle nuove generazioni, liberarsi dai mezzi inquinanti ma senza devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati, questo noi non siamo disposti a farlo e a permetterlo. L’Italia – ha aggiunto – condivide gli obiettivi di doppia transizione, ecologica e digitale, per consegnare alle nuove generazioni un modello di sviluppo intelligente e sostenibile, ma la transizione deve avvenire all’insegna della gradualità e del realismo, evitando che l’altare della decarbonizzazione ci conduca dritti alla deindustrializzazione“.
Quindi, “Noi intendiamo percorrere la strada della neutralità tecnologica. La semplice incentivazione all’elettrico rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in Paesi extra Ue dove, per giunta, quei prodotti teoricamente destinati a ridurre le emissioni di CO2 vengono spesso realizzati con processi altamente inquinanti. Come lo stesso elettrico non è scevro da esternalità ecologiche negative: basti pensare al problema dello smaltimento delle batterie, dell’estrazione dei materiali necessari a produrle. In Europa abbiamo spiegato che è possibile conseguire gli stessi obiettivi impiegando altre tecnologie oltre all’elettrico, come i carburanti sintetici, senza un appiattimento acritico su strategie che premiano gli interessi di altri paesi e penalizzano il nostro. Il rinvio del voto ci ha soddisfatti, il nostro obiettivo è consegnare a chi verrà dopo di noi una terra più pulita senza devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati“.
Altro argomento posto dall’interrogazione da parte del M5s, i mutui: “Un provvedimento di questo governo ha consentito a tutti la possibilità di rinegoziare il mutuo, da mutuo a tasso variabile a tasso fisso. Un’altra delle piccole grandi cose che abbiamo fatto’‘.
Max