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Migranti, la Corte di Strasburgo ci condanna per una vicenda del 2017: scatta un risarcimento di 12.500 euro per 4 tunisini

Come è ormai ben noto, rispetto alla questione dei migranti, l’Europa non si è certo ‘sforzata’ nel darci una mano, come la situazione invece richiede, di contro però bisogna anche ammettere che spesso il nostro Paese ha commesso ‘passi falsi’, attirando su di sé una certa malevolenza rispetto all’incontenibile fenomeno che angustia le nostre coste meridionali.

Così oggi, dopo un lungo confronto (tanto per cambiare), la Corte di Strasburgo ha condannato il nostro Paese, reo di aver violato il divieto di trattamento inumano e degradante, il diritto alla libertà e la sicurezza, e il divieto di espulsione collettiva. Motivo per il quale la Cedu (Corte europea per i diritti dell’uomo), ha ordinato all’Italia “il pagamento di un risarcimento per quattro migranti tunisini tratti in salvo in mare nel 2017, portati a Lampedusa e poi rimpatriati forzosamente”.

La Cedu ha ripercorso ‘la traversata’ dei 4 tunisini: dal salvataggio, al ‘confino’  nell’hotspot di Lampedusa. Poi il trasferimento a Palermo ed il rimpatrio ‘forzoso’

Come spiega la Corte, i fatti risalgono all’ottobre del 2017 quando, tutti tunisini, i quattro ricorrenti si sono imbarcati dalle loro coste su un natante a dir poco precario, e per tale motivo sono poi stati soccorsi in mare da una nave italiana che li ha trasportati a Lampedusa. Come hanno testimoniato i quattro, rinchiusi nell’hotspot dell’isola, sono stati isolati per 10 giorni, nel corso dei quali, hanno raccontato, “di non aver potuto uscire né interagire con le autorità. Le loro condizioni erano presumibilmente inumane e degradanti“. Infine, in compagnia di altri 40 extracomunitari, i quattro tunisini sono stati infine scortati all’aeroporto dell’isola dove, dopo aver firmato documenti che non erano in grado di leggere (si trattava degli ordini di respingimento della questura), sono stati prima trasferiti a Palermo, e da lì poi rimpatriati ‘forzosamente’ in Tunisia.

La Cedu, che ha stabilito per ciascuno dei 4 tunisini 12.500 euro di risarcimento, è stata istituita nel 1959 con l’adesione di 46 paesi, e non è legata all’Unione Europea

Ebbene, per tali comportamenti, la Corte ha stabilito per ciascuno dei quattro il pagamento da parte del nostro Paese, di un risarcimento di 8.500 euro, più il pagamento di 4mila euro di spese legali.

Va comunque precisato che la Cedu, (la cui sede si trova a Strasburgo), non è legata all’Unione Europea. E’ stata istituita nel 1959 sulla base della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Vi aderiscono 46 paesi.

Max