(Adnkronos) – Difendere le frontiere esterne europee – il suo mantra -, ma proteggere anche il governo, che sente sotto attacco dentro e fuori i confini nazionali. Mentre le diplomazie lavorano sulla rotta Roma-Berlino per cercare una soluzione all’impasse sul Patto europeo per le migrazioni e l’asilo, Giorgia Meloni sferra sui social un duro attacco ai giudici, dicendosi “basita” dalla sentenza con cui il Tribunale di Catania non ha convalidato il fermo a tre profughi ospiti del centro di Pozzallo, disattendendo il decreto Cutro e mettendone in discussione l’intero impianto.
Il governo lavora duramente per “contrastare l’immigrazione illegale di massa. Lo facciamo con serietà ad ogni livello”, ma “tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale”. E qui l’affondo alla magistratura. “Non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza – scrive infatti Meloni -. Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili”, scrive la presidente del Consiglio richiamando un passaggio dell’atto in cui si fa riferimento alle caratteristiche fisiche del migrante, “rimette in libertà un immigrato illegale” scagliandosi “contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto. Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima”. Il responsabile del Viminale, Matteo Piantedosi, si dice pronto a impugnare la sentenza: “Dalla lettura dell’atto siamo convinti che abbiamo ragioni da sostenere”.
Il “pezzo di Italia” che rema contro il governo stavolta ha un nome e cognome: la giudice Iolanda Apostolico, ‘rea’ di non aver convalidato il fermo di tre tunisini ospiti del centro di Pozzallo, inaugurato solo lunedì scorso. A stretto giro di posta dalla premier, ci pensa Matteo Salvini a rincarare la dose: “La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento – avverte il leader del Carroccio – perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra”: “chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano”.
Insorgono le opposizioni, con Elly Schlein che non resta a guardare. “Giorgia Meloni la smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese – scrive anche lei sui social – La smettano di cercare un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità”.
Ancor più duro il capogruppo dem alla Camera, Francesco Boccia: le parole di Meloni “dimostrano un’insofferenza alla terzietà del potere giudiziario e la conferma di quanto questa destra non abbia rispetto della Costituzione che infatti vogliono cambiare. Questa è l’anticamera dell’eversione”. Anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, invita la premier a farla finita con “nemici immaginari, vittimismi su complotti e fantomatici governi tecnici in arrivo. Dai migranti al carovita, Meloni si rimbocchi le maniche e trovi soluzioni, se ne è capace” perché “finora ha fallito”.
Ma non è solo la politica a chiedere alla presidente del Consiglio di fare ammenda per uno scontro con le toghe che ha alle spalle già un precedente: luglio scorso, i casi Delmastro e Santanché ad agitare le acque del governo, una nota passata alle agenzie come ‘fonti anonime’ che puntava il dito contro frange della magistratura “politicizzate”, accusate di aver deciso di “fare opposizione” al governo. L’Associazione nazionale magistrati torna a chiedere “rispetto”, e di finirla con una “rappresentazione fuorviante, falsa che fa male alle istituzioni ancor prima che ai magistrati”, dice all’Adnkronos il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.
Ma l’argine ormai appare rotto, alla premier fa sponda il suo partito puntando il dito contro il giudice che ha firmato la sentenza. Per Sara Kelany, responsabile immigrazione di FdI, “è gravissimo il fatto che chi ha giudicato il caso” abbia “manifestato sui social, poi chiusi ad orologeria, convinzioni politiche contro Salvini e a favore delle politiche immigrazioniste delle ong”: “chiederemo lumi per comprendere se si siano travalicati i limiti fissati dalla Carta Costituzionale”, annuncia. Fdi fa quadrato con la sua leader ma non è sola. La polemica anti-magistratura si allarga a macchia d’olio all’intera maggioranza: anche Forza Italia, per bocca di Giorgio Mulé, va all’attacco, parlando di “toghe politicizzate”, con “rigurgiti di una guerra che vorrebbero sempre tenere in piedi”. Mentre in serata Salvini rincara la dose: “Perché pur di andare contro il governo si va contro gli italiani? Anche un giudice, se sbaglia, deve pagare come tutti i comuni mortali”.
E mentre lo scontro toghe-governo ‘cannibalizza’ l’attenzione dei media, tra le diplomazie di Roma e Berlino vanno avanti “contatti per trovare una soluzione” al braccio di ferro sui finanziamenti tedeschi alle ong, altro capitolo annoso del dossier migranti, anche questo richiamato nel post pubblicato in mattinata da Meloni nel passaggio in cui la premier punta il dito contro Stati che “lavorano nella direzione diametralmente opposta” agli sforzi dell’Italia per “contrastare l’immigrazione illegale di massa”.
Dopo la lettera al cancelliere Olaf Scholz e la telefonata tra i due, sul tavolo spunta ora l’ipotesi di un bilaterale ‘chiarificatore’, quando, giovedì e venerdì, entrambi saranno a Granada per la riunione del Cpe e il Consiglio europeo informale. Se i due si vedranno, molto dipenderà dall’esito dei contatti in corso, spiegano fonti diplomatiche italiane pur precisando che tra i due Paesi “non c’è nessuna crisi in atto: anche con la Francia si scriveva di crisi e poi di rapporti idilliaci, non si tratta né dell’uno né dell’altro”.
Intanto il compagno della premier, Andrea Giambruno, prova a chiudere la polemica che lo ha visto protagonista nei giorni scorsi, reo di aver parlato di “transumanza” dei migranti dall’Africa verso l’Europa. Una gaffe che il popolo del web non ha perdonato al giornalista, bersagliandolo con meme e sfottò. “Durante la puntata di venerdì di ‘Diario del giorno’ dedicata al complesso fenomeno dell’immigrazione illegale – ha detto Giambruno scusandosi con il suo pubblico di Rete4 -, ho utilizzato un termine decisamente inappropriato. Me ne scuso, con queste persone, con il pubblico e con l’azienda”. “Durante una diretta si utilizzano migliaia di parole e può capitare a tutti, umanamente, di sbagliare, ma le accuse di razzismo – ha rimarcato il conduttore – sono lontane anni luce dalle mie idee e dalla mia storia”.