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    Migranti, caos nel Pd, reazioni alle parole di Renzi

    Matteo Renzi, senatore del Partito Democratico, durante il voto finale sul dl sblocca cantieri nellaula di Palazzo Madama, Senato della Repubblica, Roma, 6 giugno 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

    Sono ore tese in casa del Partito democratico, a seguito delle dichiarazioni di Matteo Renzi e ad divampare di una nuova polemica interna, questa volta a causa del tema migranti.

    A dare fuoco alle tensioni sono state le reazioni a Renzi in casa Pd con tutta una serie di prese di posizioni che alimentano distanze e discordie.

    Il mea culpa di Renzi scatena il caos sul migranti all’interno del Partito Democratico

    Le lettera di Matteo Renzi a Repubblica, all’interno della quale l’ex premier recitava un “mea culpa” sulla faccenda migranti aprendo la strada a riflessioni interne, ha prodotto reazioni variegate nel Pd. Alcuni, come Orfin, esaltano l’avvicinamento alla linea Minniti: “Penso le stesse cose dal 2017”.

    Un altro, l’eurodeputato dem Calenda, attacca duramente Renzi soprattutto per quello che suona, a suo dire come un attacco a Gentiloni. Calenda la pensa così: “Errore attacco a Minniti e Gentiloni”. E Marcucci afferma: “Troppo timidi su ius soli”

    “Molte parti condivisibili ma non l’attacco a Paolo Gentiloni e Marco Minniti”; dichiara l’eurodeputato dem Calenda su Twitter. Ma è solo una delle dichiarazioni che sono arrivate dopo la lettera di Renzi.

    Aggiornamento ore 7,15

    Matteo Renzi aveva detto: “Allarmisti sui migranti, pavidi sullo Ius soli. Ecco le colpe del Pd”, in estema sintesi. E da lì si è aperto tutto un dibattito.

    “Fino a 2016 inoltrato i migranti entravano in Italia e andavano negli altri paesi europei. Dopo la chiusura di Shengen e le identificazioni no. 180 mila migranti non sono qualche persona. Il problema è nato quando Gentiloni era al governo. Ancora ieri sera ti ho difeso su fake news, flessibilità/migranti. Non ricominciamo a farci del male”, dichiara Calenda.

    “Sono abbastanza d’accordo su tutto, mi fa piacere che finalmente tutti si stiano spostando mano a mano su posizioni che fino ad alcuni mesi fa avevamo in pochi. Lo si è visto l’altro ieri in occasione della mozione sulla Libia alla Camera: come gruppo abbiamo scelto di non partecipare al voto sulle motovedette libiche e questa decisione è stata preceduta da una discussione molto franca. Ora bisogna convocare al più presto una direzione del partito ad hoc sulla Libia, un tema quasi tabù al nostro interno, per confrontarci sulle scelte future”. Sono, queste, le parole rilasciate a la Repubblica da parte della deputata dem Giuditta Pini che fa parte dell’area Orfini.

    Aggiornamento ore 12.58

    Nel contempo, lo stesso Matteo Orfini affermava in un’intervista a Radio Capital: “Io penso quello che pensavo nel 2017, cioè che quelle parole furono sbagliate. Lo dicemmo in pochissimi: io, l’allora ministro Orlando e pochi altri. Oggi sono felice che questa riflessione sia più condivisa anche da chi allora non lo disse”

    Quanto alla frase di Minniti, afferma il deputato dem “raccontava una visione sbagliata, che non può essere quella di un grande partito di centrosinistra. Con quella frase, e con alcune scelte politiche, ci siamo spostati sulla lettura del fenomeno di Salvini e della destra, accettando l’idea che esistesse un nesso fra immigrazione e sicurezza. L’idea che l’immigrazione mettesse a rischio la democrazia era un’idea sbagliata. Non è vero”.

    E ancora, poi. “Il rilievo dell’ex presidente Renzi riguarda il capitolo specifico dello Ius Soli“, dice invece il presidente dei senatori del Pd Andrea Marcucci. Il quale dichiara ancora: “Il governo Gentiloni non ebbe il coraggio di affiancare alla strategia di Minniti, un provvedimento giusto e necessario come quello sul percorso di cittadinanza”.

    Al coro dei commenti si aggrega quello di Marina Sereni, membro della segreteria Pd. “Colpisce, negativamente, che di fronte al cinismo e alle strumentalità quotidiane del ministro dell’Interno sulla immigrazione, pure tra le nostre fila venga continuamente la voglia di tornare a dividersi sul passato. Ma basta! L’immigrazione è una questione epocale, richiede una nostra risposta strategica, davvero alternativa a quella fallimentare di Salvini. Possiamo andare oltre l’esperienza dei nostri governi o vogliamo rimanere inchiodati lì?”.

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