(Adnkronos) – “Fa bene Papa Francesco a ribadire, come facciamo da anni, l’importanza e la necessità di un coinvolgimento più attivo e più concreto dell’Europa nella gestione dei migranti”. Così l’arcivescovo di Agrigento monsignor Alessandro Damiano commenta con l’Adnkronos le parole pronunciate ieri dal Pontefice e quanto sta accadendo nelle ultime ore al porto di Catania dove le autorità italiane hanno concesso lo sbarco solo ad alcuni dei migranti soccorsi dalle Ong.
“Non sono un esperto di diritto internazionale – dice – ma parlare di sbarchi o di accoglienza selettiva è fuori dalla ragione. Queste persone non possono rimanere sulle navi, non si può nemmeno immaginare che debbano lasciare il Mediterraneo per andare ad attraccare nei porti della Germania. Sbarcano, sbarcano tutti, e poi certo ci vuole un ricollocamento nei Paesi dell’Europa”. Per l’arcivescovo di Agrigento, lo sbarco dalle navi Ong che, sottolinea, “salvano vite” dovrebbe essere immediato. “Inutile perdere tempo – dice – sulla questione ‘sbarco sì, sbarco no’. Si salvano vite, si mettono in sicurezza le persone e poi si procede rapidamente con i trasferimenti e le redistribuzioni”.
“C’è da chiedersi – aggiunge – anche come poter dialogare con i governi dei Paesi da cui queste persone partono. Ma non dimentichiamo che intanto, solo pochi giorni fa, tacitamente e senza battere ciglio, si è rinnovato il Memorandum Italia-Libia che a mio avviso è una cosa scellerata perché in Libia chi comanda? La Guardia costiera libica chi è? Non è certo la Guardia costiera italiana e, mi permetto di dire, non è la Guardia costiera che opera a Lampedusa: uomini e donne eroici, tutte le notti e tutti i giorni”.
Quindi Damiano lancia la proposta di affidare la gestione dell’hotspot di Lampedusa alla Protezione civile o alla Croce Rossa. “Lampedusa non può essere lasciata sola e bisogna impegnarsi di più perché i trasferimenti dei migranti siano veloci. L’hotspot dell’isola non può sostenere tutte queste persone, non può un centro per 350 persone accoglierne 1700” sottolinea l’arcivescovo che, vista la peculiarità dell’hotspot dell’isola, “posto su uno scoglio nel centro del Mediterraneo”, propone di affidarne “la gestione a una struttura come la Protezione civile o la Croce Rossa, che hanno mezzi e strumenti diversi da quelli che può avere anche la migliore cooperativa”.
“L’Italia ha una Croce Rossa che è un fiore all’occhiello e una Protezione civile con grande qualificazione e che funziona egregiamente – aggiunge – perché non affidare a loro la gestione dell’hotspot? Avrebbero mezzi, uomini e risorse per garantire un’efficienza migliore di questa struttura”.