MID-TERM, TEST PER OBAMA REPUBBLICANI FAVORITI,MA RESISTERANNO AI CICLONI INTERNI? di Pietro Cataleta

    MID-TERM, TEST PER OBAMA REPUBBLICANI FAVORITI,MA RESISTERANNO AI CICLONI INTERNI? di Pietro Cataleta 

    Al voto oggi in America per il rinnovo del congresso. Le elezioni di mid-term si tengono ogni 4 anni, a metà del mandato presidenziale. Vedono il rinnovo di 435 membri della Camera, un terzo dei 100 membri del Senato, e delle assemblee elettive dei singoli Stati e 36 governatori. Un vero e proprio test per il presidente Obama che in questi ultimi tempi è sempre più impopolare. La poca affluenza democratica potrebbe essere la carta vincente per la vittoria repubblicana e per la fine della agenda presidenziale. Non è la prima volta infatti, che dopo aver perso la maggioranza al congresso altri presidenti come Bush e Clinton siano stati ostacolati nel portare a termine le proprie proposte. Alla destra repubblicana servono solo sei seggi per avere la maggioranza di 51 seggi al Senato di cui quattro già assicurati in Arkansas, West Virginia, South Dakota e Montana, altri due sono da conquistare tra gli stati in bilico: Alaska, Colorado, Iowa, Louisiana, New Hampshire, North Carolina. Non è esclusa una ripresa dei democratici come già successo nelle elezioni del 2012, dove Obama, ha battuto con uno slancio finale l’avversario Mitt Romney. La vittoria repubblicana, però, non è nemmeno così tanto semplice dal punto di vista interno, poiché sono numerose le fratture dovute ad una guerra tra le file repubblicane di carattere politico e generazionale. Tra i vari nomi di spicco c’è quello del senatore del Texas Ted Cruz, giovane repubblicano che ha cavalcato l’onda del Tea Party, movimento conservatore/ libertariano nato per reagire alle statalizzazioni del 2008, ed è diventato famoso per l’ostruzionismo a oltranza contro l’obamacare, la riforma sanitaria tanto odiata dai conservatori di destra. Un attivismo significativo quello di Cruz che viene accompagnato da aspirazioni forti in vista delle elezioni presidenziali del 2016 condivise da Rend Paul un altro volto della nuova destra. Un altro nome, quello di Paul, così innovativo da essersi dimostrato più aperto a negoziati e trattative. Pare che l’ondata di questa voglia di cambio generazionale sia diffusa dove meno ci si aspetti in tutto il mondo, anche tra i conservatori americani. Dagli alti vertici della minoranza repubblicana fanno sapere di voler rimanere con i piedi per terra fino alla fine delle elezioni e che in caso di sconfitta sono molto poche le speranze di un presidente repubblicano nel 2016. Obama intanto guarda concretamente lontano, ha infatti comunicato la sua amministrazione che è in cantiere un’agenda in caso di sconfitta. Una serie di proposte su cui potrà far valere i propri poter esecutivi e altre dove si possa trovare un compromesso al congresso. Nel frattempo alla vigilia del voto, Obama ha incontrato il presidente del Federal Reserve, la banca centrale statunitense, Janet Yellen, per fare il punto della situazione economica e discutere di piani a lungo termine. Staremo a vedere nelle prossime ore quali saranno le sorti delle secondo mandato del presidente Obama e come evolveranno le lotte di potere all’interno della destra repubblicana.