(dall’inviata Elvira Terranova) – Oggi pomeriggio, alle 15, sarò scritta la parola fine sulla drammatica vicenda che ha tenuto banco per tutta l’estate del 2020. Saranno celebrati, a distanza di quindici mesi dal ritrovamento dei loro cadaveri, i funerali di Viviana Parisi, la deejay di 41 anni e del figlioletto Gioele di 4 anni. La cerimonia si terrà al Duomo di Messina. Funerali decisi dalla famiglia a pochi giorni dall’archiviazione decisa dal gip di Patti (Messina) Eugenio Aliquò che ha accolto in pieno la richiesta del Procuratore Angelo Vittorio Cavallo, secondo cui la donna si è uccisa dopo avere ammazzato il figlio. Come ha scritto il gip, che ha depositato la decisione tre settimane dopo l’udienza preliminare che si è tenuta lo scorso 22 ottobre, le ricostruzioni “degli esperti e della famiglia” sono “illogiche”. Anche se la famiglia non si rassegna e il marito di Viviana, Daniele Mondello, continua a chiedere “verità e giustizia”.
Dunque, per il gip Aliquò né Viviana né Gioele, avrebbero subito aggressioni, umane o animali. Mentre secondo la tesi dei consulenti dei familiari, invece, sia la mamma che il figlio sarebbero morti in una cisterna e poi sarebbero stati estratti da lì e portati via. Tesi totalmente respinta sia dalla Procura che dal gip. Il gip ha ritenuto “carente, irragionevole e contraddittoria sotto il profilo logico”, la ricostruzione degli esperti nominati dalla famiglia. In quasi 500 pagine di provvedimento il gip smonta, punto dopo punto, la ricostruzione dei familiari di Viviana Parisi e del piccolo Gioele Mondello. Per la Procura Viviana Parisi, quel giorno di agosto del 2020, dopo avere avuto un incidente in galleria sull’autostrada Messina-Palermo, si sarebbe allontanata con in braccio il bambino (ancora vivo) e si sarebbe dirette nei boschi di Caronia. Qui avrebbe ucciso il piccolo e poi si sarebbe gettata dal traliccio dopo la morte di Gioele. Sulla morte del bimbo non ci sono certezze, come emerso dai numerosi esami effettuati. Anche perché il corpicino rinvenuto non era nemmeno integro. Ma un fatto è certo: Gioele non ha subito aggressioni dagli animali dopo la sua morte.
“Secondo i consulenti degli opponenti dal criminologo Carmelo Lavorino e dal medico legale Antonio Della Valle – scrive il gip Aliquò – Viviana e Gioele sarebbero precipitati (caduti o lanciati ancora non si sa) dentro un invaso (un pozzo o una cisterna) con mezzo di acqua sul fondo e sarebbero morti per asfissia. Quindi, non vi sarebbe stata alcuna uccisione del piccolo Gioele da parte di Viviana, alcun suicidio o lancio dal traliccio da parte di quest’ultima”. I consulenti dei Mondello dicono invece: “In realtà si tratta di un’abile messinscena organizzata da una combinazione criminale motivata e coinvolta tramite la traslazione dei cadaveri in zone sensibili proprio per inscenare il suicidio o la disgrazia ed allontanare da sé ogni responsabilità – Viviana e il piccolo sono precipitati (caduti o lanciati ancora non si sa) nel bosco di Caronia all’interno di un invaso con circa 50 cm d’acqua sul fondo: un pozzo, una cisterna, un contenitore profondo 3-4-5 metri. I due sono precipitati contemporaneamente”.
“Poi i due corpi, in tempi diversi – secondo i consulenti della famiglia – sono stati estratti dal fondo del pozzo con le mani e con appositi strumenti da parte di qualche soggetto ignoto: Viviana tirata fuori la tarda sera del 3 agosto o la mattina del 4 e trasportata con apposito mezzo per la messinscena e il depistaggio e, nel trazionamento, le vengono strappati i capelli: Gioele, tirato fuori successivamente (anche la mattina del 4 agosto) e depositato nel tragitto fra la zona piazzola e la zona traliccio, senza escludere che sia stato conservato in un contenitore di plastica e posizionato successivamente sul luogo di rinvenimento, dove il corpicino è stato oggetto di scempio da parte della fauna selvatica. I corpi dei due sono stati tirati su e fuori per essere oggetto di macabra messinscena al fine di un meditato depistaggio per autosicurezza e presa distanza dall’evento mortale”.
Ma il gip smonta questa ipotesi: “È una ricostruzione fortemente illogica se sol si considera che agendo in tal modo tali soggetti, anziché esporsi alle conseguenze civili e penali di un possibile addebito a titolo di omicidio colposo avrebbero corso il rischio di lasciare sui corpi di Viviana e Gioele impronte digitali, materiale biologico o, comunque, qualsiasi altro tipo di traccia o segno loro riconducibile, materiale cioè utile all’estrazione del profilo Dna e per le successive analisi comparative, in guisa da vedersi fondatamente mutare il titolo di reato ipotizzabile a loro carico da omicidio colposo a omicidio volontario pluriaggravato”.
“Quale soggetto dotato di un minimo discernimento avrebbe, quindi, compiuto un’azione così rischiosa e ingiustificata, anziché come avrebbe fatto chiunque collaborare con gli inquirenti?”, dice il gip. Dunque, da un punto di vista giudiziario la vicenda di Viviana e del piccolo Gioele è stata chiusa. Ma Daniele Mondello, il marito di Viviana Parisi non si rassegna e dice: “All’inizio di questa vicenda il mostro ero io: oggi sappiamo che Viviana, esattamente come mi aveva detto, fosse uscita di casa solo per comprare un paio di scarpe a Gioele. Oggi qualcuno, a Caronia, festeggia ma verità e giustizia sono stelle che nessuna menzogna può oscurare. Sulle responsabilità dei vigili del fuoco, giorno 23 ottobre, ho presentato autonoma denuncia”. Si aprirà un nuovo capitolo?