Senza nulla togliere all’eccellente attività di intelligence portata avanti in tutti questi anni dall’intelligence dell’Arma, è diffusa la sensazione che forse Matteo Messina denaro, ormai ‘condannato’ dalla malattia’, potrebbe aver scelto nel tempo di finire i suoi giorni in carcere, costantemente assistito dai sanitari e, soprattutto, non esposto ad eventuali repentini ‘cambi di guardia’ all’interno del sistema mafioso dove, onde evitare ‘punti deboli’, qualcuno avrebbe anche potuto accelerare i tempi della sua fine.
Altrimenti – ha argomentato qualcuno – come spiegare il fatto che un uomo inseguito per decenni ovunque, accettasse di posare sorridente nei selfie con gli infermieri, chattare con donne conosciute occasionalmente in ospedale, e condividere tranquillamente due appartamenti nello stesso paesello’? Tutto ciò solo in virtù di documento contraffatto? Certo è che, se così fosse, sarebbe ancora peggio perché, mettendo in conto (mettiamo) l’idea di venire presto preso, Messina Denaro avrebbe avuto tutto il tempo per ‘definire’ le linee di successione e di investimento’ degli enormi introiti in suo possesso. Ed oggi che la coppola e la lupara sono state riposte in cantina, sappiamo come è complicato – se non impossibile – dover indagare inseguendo i conti bancari. Basti pensare alla ‘Ndrangheta che già da diversi anni ha compiuto il salto di qualità: oggi i figli dei boss vengono infatti ‘educati al business ed al management’ nelle più esclusive università americane. Dunque, qualsiasi t alberghiera, ristoranti, esercizi commerciali, od imprese, sono potenzialmente sospette. Al momento però una cosa appare da subito chiara: il boss non ha la minima intenzione di collaborare’.
Messina Denaro, impegnato con la chemioterapia, ‘salta’ l’udienza a Caltanissetta al processo per le stragi
Come scrive infatti l’inviata a Caltanissetta dell’agenzia di stampa AdnKronos, Elvira Terranova, stamane alle 10.43, collegato in videoconferenza con l’aula bunker del carcere Malaspina della città siciliana, il cancelliere del carcere di massima sicurezza dell’Aquila ha annunciato che “L’imputato Messina Denaro Matteo ha rinunciato a presenziare all’udienza“. Dunque, come dire: cominciamo bene! Messina denaro ha subito deciso di non partecipare, ricorda l’AdnKronos, ‘all’udienza del processo che lo vede imputato come mandante delle stragi mafiose del 1992’. A monte della ‘rinuncia’, la seduta di chemioterapia saltata nel momento della cattura. Oltretutto, visto che il boss ha nel frattempo nominato come suo legale per la difesa la nipote avv. Lorenza Guttadauro, alla Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, Maria Carmela Giannazzo, non è restato altro da fare che rinviare il processo al prossimo 9 marzo.
Il Procuratore generale Patti: “Messina Denaro è depositario di conoscenze che i collaboratori non hanno versato alla giustizia”
“Il rinvio dell’udienza di oggi era prevedibile fino a un certo punto, perché l’imputato avrebbe potuto anche presenziare, ma presumo che la situazione legata al suo stato di salute e alle cure che si stanno prestando all’imputato lo abbiano determinato a questa scelta”. Come ha poi commentato il Procuratore generale facente funzione Antonino Patti (che con il sostituto procuratore generale Gaetano Bono rappresenta l’accusa), “Matteo Messina Denaro è depositario di conoscenze che ancora i collaboratori palermitani, per quanto autorevoli e o credibili, non hanno versato alla giustizia perché il loro rapporto con Riina era meno intenso. Quindi, ci aspettiamo che possa dare un contributo. Nessuno di noi può sapere cosa passi per la mente di Matteo Messina Denaro. Se volesse assumere un atteggiamento collaborativo, certamente sarebbe in grado di squarciare veli sulla stagione stragista, perché depositario di conoscenze inedite e mai riferite da altri collaboratori“. Certo, ha poi aggiunto, “C’è l’auspicio che Messina Denaro possa dare un contributo e possa collaborare ma nessuno può sondare cosa passa nella sua mente…“.
Patti: “Cosa cambierà adesso all’interno di Cosa nostra non saprei dirlo, ma non bisogna abbassare la guardia”
Poi Patti approfondisce le dinamiche interne al potere di Cosa Nostra: “Cosa cambierà adesso all’interno di Cosa nostra non saprei dirlo. Sicuramente non bisogna abbassare la guardia perché ritengo che negli ultimi tempi Messina Denaro, sicuramente anche fiaccato dalla malattia, potrebbe avere un po’ abbandonato il campo. Il livello di conoscenza di Messina Denaro per il rapporto stretto con Riina era probabilmente superiore a tutto quello che ci hanno raccontato i collaboratori fino ad oggi“. Sappiamo che “Denaro è uno dei mandanti delle stragi del ’92 ma anche uno di quelli che già nella fase iniziale aveva messo mano a questo progetto, con la missione romana del ’92 dove addirittura è protagonista materiale di quella missione insieme a Graviano e agli altri“.
Patti: “C’e’ anche l’auspicio che questa persona possa dare un contributo, possa collaborare”
Riguardo invece al momento dell’arresto del super latitante, il magistrato rivela che “E’ stato un momento che abbiamo accolto con soddisfazione. È il coronamento di sforzi che l’autorità giudiziaria palermitana e le forze dell’ordine hanno per decenni dedicato e le circostanze dell’arresto possono sembrare banali, ma dietro c’è un lavoro e una professionalità che secondo me non devono essere minimamente messe in discussione con discorsi dietrologici che lasciano il tempo che trovano. Stiamo vivendo questo momento con soddisfazione perché a parte la botta nei confronti dell’organizzazione mafiosa e cio’ che l’arresto di Messina Denaro significa, c’e’ anche l’auspicio che questa persona possa dare un contributo, possa collaborare anche se nessuno, in questo momento può sapere cosa passi dalla mente di Messina Denaro“.
Il sostituto procuratore generale Bono: “La coincidenza ha voluto che venisse arrestato mentre è in corso il processo sulle stragi”
Dal canto suo il sostituto procuratore generale Gaetano Bono afferma che “La coincidenza ha voluto che Matteo Messina Denaro venisse arrestato mentre è ancora in corso il processo a Caltanissetta sulle stragi di Capaci e di Via D’Amelio e, per la prima volta in 30 anni, la giustizia italiana ha la possibilità di processarlo in presenza e verificare se e come intenderà difendersi dalle accuse a suo carico. Il fatto che oggi non sia comparso non esclude che possa intervenire alle prossime udienze e offrire al giudizio della Corte la propria versione dei fatti o, magari, fare luce sulle tantissime ombre che ancora aleggiano sulla stagione delle stragi e sui depistaggi e le trattative che ne sono seguiti“.
Bono: “Stiamo assistendo a un profluvio di ipotesi più o meno suggestive sul come si sia arrivati al suo arresto”
Riguardo poi alle ‘polemiche’ alle quali accennavamo prima, circa addirittura una ‘trattativa’ per la resa del boss, Bono tiene a rimarcare: “Stiamo assistendo a un profluvio di ipotesi più o meno suggestive sul come si sia arrivati all’arresto di Matteo Messina Denaro e c’è chi parla, non si sa sulla base di quali elementi, di indicibili trattative. Senza entrare nel merito delle congetture e ferma restando la necessità di indagare a tutti i livelli su coloro che hanno reso possibile un’incredibile latitanza trentennale, vorrei limitarmi a ricordare che negli ultimi anni la magistratura e la polizia giudiziaria hanno via via fatto terra bruciata attorno a Messina Denaro e non si sarebbe mai arrivati al suo arresto senza la tenacia degli uomini e delle donne dello Stato, cui va il mio più grato plauso, che hanno dedicato le proprie energie e professionalità nel contrasto alla mafia“.
Bono: “Ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore, ma è certamente anche un assassino”
Dunque aspettando al prossima udienza, fissata appunto per il prossimo 9 marzo, il sostituto procuratore generale ricorda che “L’accusa che si muove a Matteo Messina Denaro è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore“. Ed ancora, “Chi è Matteo Messina Denaro? E’ certamente un mafioso. Ha quattro condanne per 416bis, riferite a tempi diversi. E’ certamente un assassino perché dal casellario giudiziale mi risulta essere stato condannato per sette stragi e una ventina di omicidi“.
Max