(Adnkronos) – “La versione dei fatti fornita dall’indagato è macroscopicamente inveritiera, non essendo credibile che qualcuno, senza preavviso, si presenti alle cinque del mattino a casa di uno sconosciuto per chiedergli la cortesia di accompagnarlo in ospedale per delle visite programmate, in assenza di una situazione di necessità e urgenza”. Ecco perché il gip di Palermo Fabio Pilato ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Giovanni Luppino, l’autista del boss mafioso Matteo Messina Denaro, arrestato con il capomafia lunedì mattina alla clinica Maddalena.
“È noto che il ruolo di autista costituisce compito estremamente delicato e strategico nell’organizzazione interna di Cosa Nostra, soprattutto, per le esigenze di cautela e protezione dei capi mafia. Ne consegue che l’incarico viene assegnato a persone di massima fiducia, in grado di garantire segretezza, sicurezza ed affidabilità degli spostamenti – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare visionata dall’Adnkronos -. Una simile funzione tocca il massimo livello di accortezza se poi il soggetto accompagnato sia addirittura il vertice assoluto dell’organizzazione criminale, costretto a destreggiarsi in un trentennale stato di latitanza”.
“Nel caso di specie, non v’è dubbio che Luppino abbia consapevolmente e diligentemente adempiuto a tale mansione fiduciaria, poiché in tal senso depongono le acquisizioni investigative – scrive ancora il gip – Invero, basterebbero le semplici qualità soggettive di messina Denaro ad escludere la versione che questi possa essersi affidato ad un ignaro quisque de populo, incontrato di sfuggita sei mesi addietro, ed avvalorare la tesi accusatoria che Luppino sia stato prescelto per uno spostamento ad alto rischio, proprio in virtù della massima fiducia che il capo mafia riponeva in lui”.
“Sotto tale profilo, la versione dei fatti fornita dall’indagato è macroscopicamente inveritiera, non essendo credibile che qualcuno, senza preavviso, si presenti alle cinque del mattino a casa di uno sconosciuto per chiedergli la cortesia di accompagnarlo in ospedale per delle visite programmate, in assenza di una situazione di necessità e urgenza”, dice ancora il gip Fabio Pilato. “Ma al di là di ogni considerazione logica, sono le risultanze investigative a fornire il dato decisivo, nella misura in cui il possesso del coltello e dei due cellulari – entrambi tenuti spenti ed in modalità aereo- suggeriscono che Luppino fosse talmente consapevole dell’identità di Messina Denaro da camminare armato e ricorrere ad un contegno di massima sicurezza per evitare possibili tracciamenti telefonici”.
Il gip Fabio Pilato segnala “la particolare accortezza dimostrata da Luppino che ha posto i cellulari in modalità aerea prima di spegnerli, nell’evidente tentativo di innalzare al massimo il livello di cautela e riserbo onde evitare che gli apparecchi si agganciassero alle celle telefoniche di zona, così consentendo la mappatura dello spostamento”. E ricorda “la condotta elusiva e di favoreggiamento perpetrata dall’indagato”, dice il giudice per le indagini preliminari.
“L’indagato ha agito in modo da non esporre Messina Denaro al pericolo di una cattura che avrebbe comportato l’esecuzione delle pene definitive gravanti sulla sua testa”, scrive ancora il gip.
Per il gip Pilato “l’aver assicurato uno spostamento in via riservata così evitando il ricorso ad altri mezzi di locomozione – pubblici o privati, possibilmente condotti dallo stesso latitante- costituisce una condotta teleologicamente orientata ad eludere le investigazioni in corso, secondo il tipico di schema del favoreggiamento”. E ricorda la necessità di un “approfondimento investigativo sul rinvenimento dei numerosi pizzini dal contenuto opaco che potrebbero schiudere lo sguardo a nuovi scenari”.