(Adnkronos) – “Ho letto che è malato. Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente”. A dirlo all’Adnkronos è Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, il bambino strangolato e poi sciolto nell’acido, su ordine, tra gli altri, di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato, e Matteo Messina Denaro, nel giorno dell’arresto da parte dei carabinieri del Ros in una clinica di Palermo dell’ex primula rossa della mafia.
La notizia della cattura del superlatitante è stata appresa da Nicola e dalla madre con “gioia mista a pianto”. “Si è riaperta una ferita, il ricordo di quel periodo orrendo. Ringrazio le forze dell’ordine e la magistratura, che ci sono sempre stati accanto. Lo Stato ha i suoi tempi ma vince sempre”. L’auspicio di Nicola Di Matteo, adesso, è che “si faccia luce anche sulle coperture” che hanno consentito una latitanza lunga 30 anni. “Speriamo che tutta la verità possa venire a galla”. L’arresto dell’ex superlatitante è avvenuto a Palermo. “Questi criminali non si allontanano mai troppo dai loro territori in cui possono contare su una fitta rete di persone pronte a proteggerli”. Uomini e donne fidati su cui gli investigatori in questi anni hanno stretto il cerchio. “Da tempo le forze dell’ordine stavano dietro al latitante, seguendo tutti i movimenti delle persone a lui più vicine sino ad arrivare all’arresto oggi”.
Per il fratello del piccolo Giuseppe non è possibile il perdono. “E’ una cosa impensabile davanti alle atrocità che hanno imposto a Giuseppe. Non si può perdonare una cosa del genere. Giuseppe era un ragazzino, impensabile il perdono. Adesso deve soffrire come mio fratello”, conclude non nascondendo la sua “rabbia”. (di Rossana Lo Castro)