(Adnkronos) – La premier Giorgia Meloni è arrivata alla Camera per l’audizione col Giurì d’onore. La commissione d’indagine speciale è stata chiesta dal leader del M5S Giuseppe Conte dopo le dichiarazioni della premier sul Mes lo scorso 13 dicembre in Parlamento. Ieri l’audizione di Conte davanti al Giurì d’onore è durata un’ora e mezza.
”Mi sento onorato della responsabilità, che mi ha dato il presidente della Camera Fontana. Sono sicuro che grazie al lavoro che sarà fatto con gli altri 4 componenti della commissione, saremo sereni nella valutazione dei fatti e imparziali nelle considerazioni finali”, ha detto due giorni fa all’Adnkronos l’azzurro Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera, che veste i panni di presidente del Giurì d’onore, l’organismo parlamentare richiesto da Conte per il caso del fax sventolato in Aula dalla premier Meloni sul Mes.
Il Giurì d’onore (funzioni e compiti sono disciplinati dall’articolo 58 del Regolamento della Camera) è chiamato a dirimere la querelle tra il presidente dei 5 stelle e la presidente di Fratelli d’Italia sulla riforma del fondo salva-Stati scoppiata dopo le accuse della presidente del Consiglio a Conte e ai Cinque Stelle un mese fa.
Mulé si è detto sereno e pronto a garantire imparzialità di giudizio: ”Io che predico, credendoci, la terzietà e l’imparzialità del giudice, oltre che la sua naturale indipendenza, non posso che essere specchio di queste valutazioni”. Non a caso, ha tenuto a precisare il deputato di Fi, “sulla vicenda all’esame del Giurì d’onore non ho rilasciato, né rilascerò alcuna dichiarazione sui fatti oggetto dell’accertamento”.
Dopo la ‘doppia audizione’, protetta del vincolo del segreto al punto che gli stessi commissari potranno consultare i verbali soltanto in presenza e non ottenendo nessuna copia, si valuterà se saranno necessari altri atti istruttori. Viceversa, si procederà alla stesura della relazione conclusiva che sarà elaborata e condivisa da tutti i componenti del collegio giudicante. La relazione sarà quindi letta in Aula, e, come prescrive il regolamento della Camera ex articolo 58, l’Assemblea ne prenderà atto ”senza dibattito, né votazione”. Il Giurì riferirà in Aula, a quanto si apprende, entro il 9 febbraio.
L’Ue intanto non ha intenzione di allentare la pressione su Roma affinché ratifichi la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità e la Commissione sarà “in contatto” con il governo italiano per capire come procedere. Lo ha spiegato il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, ospite di Start, spazio di SkyTg24. “Chiaramente – ha risposto a chi gli chiedeva se si aspetti che l’Italia ritorni sui suoi passi, dopo la bocciatura della ratifica del trattato in Parlamento prima di Natale – io non ho la posizione giusta per poter parlare di quelle che saranno le discussioni politiche e le decisioni politiche da prendere in Italia, di che cosa deciderà il Parlamento. Però sarò in contatto con le autorità competenti italiane” per discutere dei “prossimi passi insieme”.
“In questo momento – ha ricordato Dombrovskis – sono stati 19 gli Stati membri” dell’area euro “che hanno approvato questo pacchetto. Le discussioni, quindi continuano proprio con l’Italia”, l’unico Paese dell’Eurozona che non ha ratificato una riforma che ha firmato. “Spetta al Parlamento italiano decidere quelli che saranno i prossimi passi in avanti che deciderà di intraprendere l’Italia. Speriamo di poter vedere questi passi in avanti quanto prima”.
Dombrovskis ha spiegato poi che c’è spazio per “poter lavorare sui nuovi strumenti finanziari preventivi senza andare a imporre troppa condizionalità. Questo fornisce anche migliori possibilità per fornire finanziamento, in caso di possibili difficoltà nel settore finanziario-bancario. Tutto questo, quindi, non fa altro che ampliare il perimetro di lavoro, nel momenti in cui lo stesso Mes potrebbe essere utilizzato alleggerendo la condizionalità”, ha concluso.