Il nodo che rischia di strozzare questa scalcinata maggioranza non era tanto rappresentata dal voto che la Camera stamane ha espresso nei confronti della risoluzione della maggioranza rispetto al Mes ma, dal Cdm che ‘poi’ seguirà, quando si andranno a delineare le linee guida che l’esecutivo avrebbe già studiato ed apportato (in totale autonomia), rispetto all’allocazione dei 196 mld del Recovery che Conte & C. investiranno nel neo Pnrr.
Ma andiamo per ordine. Dunque, come annunciato già dallo stesso Renzi (prossimo ‘all’assalto finale’) appena ieri sera, la Camera ha dato ragione alle comunicazioni espresse in Aula dal premier Conte in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, esprimendo 314 Sì, 239 No, e 9 astenuti.
Ora però lo scoglio maggiore, quello ‘serio’ per l’esecutivo è rappresentato dall’irremovibile (almeno sulla carta, poi si sa come funzionano) posizione espressa dal M5s, come rimarcato in Aula dal deputato Scerra, nel corso del suo intervento: ”Con il Movimento 5 Stelle al governo il Mes non sarà mai attivato“. Anche perché, il Mes, ha tenuto a denunciare il parlamentare pentastellato, “è stato utilizzato come pretesto per mettere in difficoltà maggioranza e governo”.
Riguardo invece al Pnrr che Conte ‘ed i suoi’ avrebbero approntato per trasformare i fondi del Recovery in un completo restyling del Paese, oggi Italia Viva è tornata sull’annuncio del premier, circa l’istituzione di una ‘squadra’ appositamente pensata per gestire e controllare l’allocazione dei fondi del Recovery: ”Se non si ritira la task force – ha tuonato Elena Bonetti, ministra delle Pari opportunità – io e la ministra Bellanova siamo pronte alle dimissioni. Per essere al servizio dell’Italia serve collaborazione per progetti concreti di rilancio. Ma serve farlo con il governo. Io ho giurato sulla Costituzione italiana, che prevede un processo democratico che deve essere tutelato. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento – ha quindi ammonito la Bonetti – anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi”.
Poi, dai microfoni di Radio Capital, la ha commentato che “Il Recovery plan definirà la vita degli italiani per i prossimi 30 anni ed è al Parlamento che il governo deve rendere conto. La regia di questo progetto deve essere in mano al governo“.
Per quel che riguarda invece il Mes, la ministra delle Pari opportunità spiega che “Il voto di Italia Viva ci sarà se la posizione del governo resterà europeista. Precludere oggi di accedere al Mes per questioni ideologiche è dannoso non per Italia Viva, ma per il Paese. E’ evidente che quei miliardi ci servono per dare una risposta ai cittadini“.
Riguardo la minaccia – non troppo velata – espressa dal suo leader, Matteo Renzi, la Bonetti tiene a precisare che ”Nessuno ha mai parlato di voler far cadere il governo, ma la cabina di regia non ci piace, e se va avanti questa proposta, senza nessuna modifica, Italia viva, come ha detto Renzi, prenderà le sue decisioni”.
Come ha poi aggiunto intervenendo in merito su Radio Due (un ‘tour mediatico’ il suo!), la ministra ha affermato che “C’è il Parlamento che rappresenta tutti i cittadini e il governo deve rendere conto al Parlamento, che deve dire cosa fare e se va bene o non va bene. Se consegnamo il futuro del nostro Paese a un governo parallelo, sei manager con strutture parallele e poteri sostitutivi rispetto a i ministri, il governo non si capisce cosa stia li a fare“.
Dunque, anticipando la posizione che Italia Viva assumerà nell’ambito dell’imminente Cdm, la ministra ‘avvisa’ che “con la Bellanova argomenteremo sul fatto che questa proposta ci sembra esautorare il Paese dalla progettualità del proprio futuro. Cercheremo di convincere alti ministri, se no questa proposta vedrà il nostro voto contrario. Renzi lo ha già detto, anche Rosato e Boschi lo hanno già detto, se c’è l’emendamento è evidente che non votiamo né l’emendamento né la legge di Bilancio”.
Max