Una ricerca che segna una svolta, anche in negativo rispetto alle abitudini alimentari degli italiani i quali, con levidente ed angosciante avanzamento dellindigenza, sprecano sempre meno; spesso consumando gli alimenti anche dopo la scadenza. Lo rivela la prima indagine sui ’Cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani’, presentata dai presidenti Roberto Moncalvo (Coldiretti) e Roberto Weber (Ixé), in occasione dellapertura del Forum Internazionale dellAgricoltura e dellAlimentazione di Cernobbio per la Giornata mondiale dellalimentazione della Fao. Un evento che accende i riflettori sul contenimento degli sprechi, considerando che nel mondo oltre 1/3 del cibo viene perso o sprecato per un totale di circa 1,3 miliardi di tonnellate l’anno. Anche se, come si apprende dallindagine, in Italia le cose stanno rapidamente mutando. Ebbene, il 44% degli italiani (oltre quattro su dieci) mangiano gli alimenti oltre il limite di tempo indicato nelle confezionie in particolare il 32% se scaduti da una settimana, l8% da non più di un mese e il 4% anche di più. Se, come ripetiamo, moltissimo ha influito la crisi economica, tutta via la ricerca si attiene ai fatti evidenziando gli aspetti pratici della nuova tendenza, che segna una palese controtendenza rispetto agli anni passati. Nello specifico, nel 2016 il 33% degli italiani ha diminuito gli sprechi alimentari, mentre il 31% li ha mantenuti costanti, il 25% li ha addirittura annullati mentre solo il 7% dichiara di averli aumentati. Un andamento importante in una situazione in cui in media sottolineano dalla Coldiretti – ogni italiano aveva buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante lanno precedente. Del resto in Italia, gli sprechi costano qualcosa come 12,5 miliardi di cui, il 54% risulta perso al consumo, il 21% nella ristorazione, il 15% nella distribuzione commerciale, l8% nellagricoltura mentre, il 2%, nella trasformazione. Visti i tempi, se continua così, in fatto di sprechi e scadenze alimentari, il nostro paese butterà sempre meno
M.