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Meloni: “Farci ascoltare dall’Europa”, “Il semipresidenziaslimo alla francese” e “Le donne che hanno osato”

Un intervento a tratti applaudito anche dalle opposizioni (lavoro, giovani, Covid), ribadendo la propria abiura al fascismo ed alle leggi razziali, che ha dato modo alla neo premier di prodursi in una vasta panoramica, in merito a quelle che sono le posizioni dell’esecutivo da lei guidato, rispetto alle varie tematiche che richiedono interventi prioritari.

La Meloni: “L’Italia farà sentire la sua voce, non per sabotare l’integrazione europea, ma per indirizzarla verso una maggiore efficacia”

Intanto, semmai ve ne fosse ancora bisogno, per fugare ogni dubbio circa la ‘fedeltà’ del nostro Paese alle politiche unitarie Ue, la Meloni ha affermato:  Non mi sfuggono la curiosità e l’interesse per la postura che il Governo terrà verso le istituzioni europee. O ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee. Perché è quello il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione europea, come ho sentito dire in queste settimane, ma per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese“.

La Meloni: “Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell’intera Europa”

Ed ancora, parlando d’Europa, “L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. Stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato sulla libertà, l’uguaglianza e la democrazia; frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell’intera Europa“.

La Meloni: “Noi non concepiamo l’Unione europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B”

Quindi, sempre nell’ambito del passaggio dedicato all’Unione Europea, il presidente del Consiglio ha quindi ‘toccato duro’ affermando cheNoi non concepiamo l’Unione europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine. L’Unione europea per noi è la casa comune dei popoli europei e come tale deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli. Penso agli accordi commerciali, certo, ma anche all’approvigionamento di materie prime e di energia, alle politiche migratorie, alle scelte geopolitiche, alla lotta al terrorismo“.

La Meloni: “Possibile che, dopo 70 anni, non ci sono soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime?”

Dunque, alla luce di quanto detto, ha continuato la premier, “Come è stato possibile che un processo di integrazione nato come Comunità del carbone e dell’acciaio nel 1950 si ritrovi a distanza di più di 70 anni – e dopo aver esteso a dismisura le materie di propria competenza – a non avere soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime? Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma qualcuno che vuole contribuire a una integrazione europea più efficace nell’affrontare le grandi sfide che l’attendono, nel rispetto di quel motto fondativo che recita ‘Uniti nella diversità’“.

La Meloni: “Collaboreremo per cambiare quello che non ha funzionato, a partire dalla riforma del patto di stabilità e crescita”

Perché – ha spiegato ancora la Meloni – è questa la grande peculiarità europea: Nazioni con storie millenarie, capaci di unirsi, portando ciascuna la propria identità come valore aggiunto. Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole attualmente in vigore e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita“.

La Meloni: “Ci saremo, Con spirito costruttivo ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso è accaduto”

Dunque, ha poi chiuso il tema Ue il Capo dell’esecutivo, osservando che “Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Per la sua forza e la sua storia l’Italia ha il dovere, prima ancora che il diritto, di stare a testa alta in questi consessi internazionali. Con spirito costruttivo ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso è accaduto durante i Governi della sinistra, coniugando l’affermazione del nostro interesse nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo. E occidentale“.

La Meloni: “Vogliamo partire dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, ma siamo aperti anche ad altre soluzioni”

Poi la Meloni ha affrontato il tema del presidenzialismo anzi, come rimarcato, “Vogliamo partire dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni. Vogliamo confrontarci su questo con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per giungere alla riforma migliore e più condivisa possibile“, ha aggiunto.

La Meloni: “Sia chiaro che non rinunceremo a riformare l’Italia di fronte ad opposizioni pregiudiziali”

Tuttavia, ha poi avvertito il presidente del Consiglio, “Sia chiaro che non rinunceremo a riformare l’Italia di fronte ad opposizioni pregiudiziali. In quel caso ci muoveremo secondo il mandato che ci è stato conferito su questo tema dagli italiani: dare all’Italia un sistema istituzionale nel quale chi vince governa per cinque anni e alla fine viene giudicato dagli elettori per quello che è riuscito a fare“.

La Meloni: “Una riforma che consenta all’Italia di passare da una ‘democrazia interloquente’ ad una ‘democrazia decidente’”

Oggi ha proseguito la premier, “Siamo fermamente convinti del fatto che l’Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di passare da una “democrazia interloquente” ad una ‘democrazia decidente”. Vogliamo partire dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni“.

La Meloni: “Da Montessori a Iotti, grazie a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire”

Sicuramente, visto che oggi incarna il primo premier donna nella storia della Repubblica italiana, la Meloni ha tenuto a rimarcare – ringraziandole – tutte quelle donne che con il loro impegno hanno contribuito all’affermazione del concetto delle pari opportunità: “Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del governo in questa Nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho di fronte alle tante donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o il diritto di vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani. Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste“.

La Meloni ha ringraziato tutte quelle “Donne che hanno osato per impeto, per ragione, o per amore”

Donne che hanno osato – ha sottolineato la premier – per impeto, per ragione, o per amore. Come Cristina (Trivulzio di Belgioioso, ndr), elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie (Montmasson ndr), testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia. Come Alfonsina (Strada ndr) che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria (Montessori ndr) o Grazia (Deledda ndr) che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese”. “E poi Tina (Anselmi ndr), Nilde (Iotti, ndr), Rita (Levi Montalcini, ndr ), Oriana (Fallaci, ndr), Ilaria (Alpi, ndr), Mariagrazia (Cutuli, ndr), Fabiola (Giannotti, ndr), Marta (Cartabia, ndr), Elisabetta (Casellati, ndr), Samantha (Cristoforetti, ndr), Chiara (Corbella Petrillo, ndr). Grazie, Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io“, una lunga lista accompagnata da un crescendo di applausi.

Max

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Max Tamanti