Sulle riaperture “chiediamo al governo un cambio di paradigma. Per noi non è nelle prerogative del governo italiano stabilire se e quando i cittadini possono uscire di casa o tenere aperta la loro attività”. Così la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, al termine dell’incontro sul Recovery a Palazzo Chigi con il premier Mario Draghi in cui, spiega, si è parlato anche del tema delle aperture.
“Le norme possono essere anche stringenti – riconosce Meloni – se non bastano due metri se ne mettono cinque. Ma la norma deve essere generale e riguardare tutti. Il governo si deve assumere la responsabilità dei protocolli ma dopo più di un anno non si può più consentire che il governo stabilisca chi può fare o non fare qualcosa. Cose come il coprifuoco, che non c’entrano niente con la lotta al contagio, per Fdi non si possono più portare avanti. Su questo siamo stati molto fermi”.
“Il presidente Draghi -aggiunge- non ci ha chiesto della sfiducia al ministro Speranza, penso sappia benissimo come la pensiamo. Noi stiamo andando avanti, stiamo raccogliendo le firme, crediamo che in un sistema democratico nessuno sia intoccabile e ciascuno si debba assumere le responsabilità che il proprio lavoro comporta. In 48 ore abbiamo raccolto più’ di 100mila firme sulla nostra mozione di sfiducia”.
L’alto numero di adesioni “vuol dire non solo che la nostra mozione non è vergognosa ed è uno strumento del quale l’opposizione dispone in una Repubblica parlamentare, ma soprattutto che è una scelta più condivisa dagli italiani di quanto certa sinistra voglia far credere”.
Al premier, evidenzia la leader di FdI, “abbiamo chiesto che tutte le risorse del prossimo scostamento di bilancio vadano solo e unicamente sulla salvaguardia del nostro tessuto produttivo, che non si buttino soldi su cose stupide come il cashback come avvenuto in questi mesi”. E ancora, “abbiamo chiesto interventi seri sulla cassa integrazione, che deve essere pagata mensilmente, e non, dopo più di un anno, con 3-4 mesi di ritardo”.