“L’antifascismo nella storia repubblicana e ancora oggi non è il precetto costituzionale che vieta ovviamente la ricostituzione del disciolto Partito fascista. E’ un’arma politica surreale utilizzata contro l’avversario politico, a seconda delle circostanze, da Berlusconi in poi”. Lo dice Giorgia Meloni a Bruno Vespa nel libro ‘Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando)’, in uscita il 4novembre da Mondadori – Rai Libri.
“Alla vigilia di ogni elezione – aggiunge la leader di Fdi – l’onda nera scatta insieme con la par condicio televisiva. Così nei dibattiti mentre agli altri si chiede come pensano di abbassare le tasse, a me si chiede conto di quel che è avvenuto 80 anni fa”.
Molti dei dirigenti di Fratelli d’Italia sono in politica con lei dai tempi della giovinezza. Come avete affrontato il tema fascismo/antifascismo?, chiede Vespa. “Fin dai tempi del Fronte della Gioventù abbiamo scritto manifesti invocando una memoria condivisa. Da ragazzi promuovevamo incontri tra partigiani e reduci della Repubblica di Salò, perché si potesse imparare dal dolore della guerra a non dividersi in futuro, a metabolizzare un sistema di valori comune. La sinistra non ce lo ha mai riconosciuto, e si capisce perché dal fatto che ottant’anni dopo la fine della guerra usa ancora quelle vicende per calcolo elettorale”, sottolinea Meloni.