(Adnkronos) – Nel nostro Paese quasi 170mila persone (169.900) vivono con una diagnosi di melanoma. La sopravvivenza a 5 anni è molto elevata, pari al 91% nelle donne e all’88% negli uomini. Nel 2020 sono stati stimati 14.900 nuovi casi. Un cortometraggio presentato oggi a Roma, ‘Amici per la pelle’, racconta i progressi raggiunti nella cura di questo tumore e le sfide che i pazienti devono ancora affrontare. Realizzato da Fondazione Melanoma e Istituto tumori Pascale di Napoli, il corto ha per protagonisti gli attori Gigi & Ross che nella produzione cinematografica diventano Tony e Flavio, due persone colpite da melanoma metastatico e trattate con l’immunoncologia. Il finale è lieto solo a metà: uno sopravvive, l’altro non ce la fa.
Nato da un’idea dell’oncologo Paolo Ascierto, il documentario rispecchia quanto accade nella realtà: il 50% delle persone colpite da questo tumore della pelle in forma metastatica risponde all’immunoncologia e riesce a cronicizzare la malattia, ma ora l’obiettivo della ricerca è raggiungere l’altra metà che ancora ‘sfugge’ al meccanismo d’azione delle terapie innovative. Prodotto da Bronx Film con il contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb, il corto è dedicato a Gabriele Murgolo, un ragazzo di 17 anni, originario di Taranto, morto di melanoma metastatico nel 2020 e che appartiene a quel 50% di pazienti che per la scienza rappresenta ancora un fallimento.
“In questi anni la Fondazione Melanoma ha utilizzato diversi strumenti, dai calendari, ai video, ai fumetti fino ai social, per sensibilizzare il maggior numero di cittadini – ricorda Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli – Con il cortometraggio ci poniamo l’obiettivo ambizioso di arrivare nelle sale dei festival nazionali del cinema e sulle principali piattaforme di streaming, per raggiungere una platea ancora più ampia. Nella pellicola è impresso lo stato dell’arte della ricerca sul melanoma, che in un decennio ha compiuto passi da gigante. Prima dell’immunoterapia, la speranza di vita dei pazienti con la malattia metastatica era di circa 6 mesi e meno del 10% era vivo a 5 anni. Oggi la storia della malattia è cambiata. Nel corto trasmettiamo un messaggio positivo ai cittadini, senza nascondere le difficoltà del percorso di cura. Infatti mostriamo anche gli effetti collaterali delle terapie, che siamo in grado di gestire garantendo una buona qualità di vita. Tra dramma e ironia, Amici per la pelle’ può arrivare al cuore delle persone. Diffondere quest’opera cinematografica aiuta a prendere coscienza dei pericoli del melanoma e a intraprendere comportamenti sani che preservano la salute della pelle”.
“Grazie alla combinazione delle molecole immunoncologiche – continua Ascierto – oggi circa il 50% dei pazienti riesce a cronicizzare il melanoma e, in alcuni casi, è possibile parlare di guarigione. In particolare, lo studio internazionale di fase III CheckMate-067, sulla combinazione di nivolumab e ipilimumab in prima linea nel melanoma metastatico, ha evidenziato che quasi la metà dei pazienti (48%) è vivo a 7 anni e mezzo. La duplice immunoterapia evidenzia inoltre un significativo ‘effetto memoria’: la sua efficacia si mantiene a lungo termine, anche dopo la fine delle cure. La sfida immediata è aumentare l’efficacia delle terapie per superare la resistenza all’immunoncologia, che impedisce a circa la metà dei pazienti di beneficiarne. Amici per la pelle è dedicato a Gabriele e a tutti i pazienti che non ce l’hanno fatta”.
Il cortometraggio, che dura poco più di 10 minuti, è diretto da Angela Bevilacqua e scritto da Chiara Macor; la direzione artistica affidata a Romano Montesarchio. Tra gli attori anche un altro protagonista di ‘Made in Sud’, Alessandro Bolide. Le comparse sono tutti infermieri ‘veri’ e lo stesso corto è stato realizzato negli ambulatori del Pascale e nel presidio ospedaliero Ascalesi, da 2 anni accorpato al polo oncologico. “La realizzazione di Amici per la pelle è stata un’esperienza emozionante – dicono Gigi e Ross – E’ una piccola favola che parla di amicizia, speranza e amore. Tre sentimenti fondamentali destinati a vivere per sempre. Prevenzione e ricerca sono le armi per sconfiggere il cancro. Da tempo collaboriamo con la Fondazione Melanoma e con questa iniziativa vogliamo far capire a tutti il ruolo centrale della ricerca scientifica, che ha permesso in pochi anni di raggiungere risultati davvero importanti. Tutti devono esserne consapevoli e supportare il lavoro degli scienziati”.
Come mostrato nel cortometraggio, “la diagnosi di cancro rappresenta un momento di rottura fra il prima e il dopo, in cui è coinvolta tutta la famiglia – evidenzia Monica Forchetta, presidente Apaim (Associazione pazienti Italia melanoma) – E’ importante che i pazienti abbiano fiducia nella scienza, nei clinici e nella ricerca per affrontare il percorso di cura. C’è bisogno di più informazione sul cancro e sui suoi fattori di rischio. Soprattutto è necessario aumentare il livello di consapevolezza e sensibilizzare i più giovani, che ancora troppo spesso ricorrono alle lampade abbronzanti o non usano la crema solare al mare o in montagna. La comunicazione con tutti gli strumenti, incluso il cortometraggio, è fondamentale anche per i pazienti che hanno continuamente necessità di essere aggiornati sulla malattia. Le associazioni, inoltre, devono sensibilizzare i pazienti sull’importanza della ricerca clinica, per far capire loro che, entrando in una sperimentazione, è possibile accedere in anticipo a terapie innovative”.
La ricerca di laboratorio è cruciale per comprendere le nuove frontiere della lotta al melanoma. “Servono studi sui meccanismi di resistenza e la chiave per scoprirli si trova nel microambiente tumorale, cioè nell’ambiente in cui le cellule malate vivono – rimarca Ascierto – Va anche analizzata la giusta sequenza di terapie, obiettivo dello studio internazionale Secombit, coordinato dal Pascale. Sono state arruolate 209 persone di 30 centri in 10 Paesi europei. Secombit ha confrontato tre opzioni e ha dimostrato che la sequenza migliore è costituita dall’avvio con la duplice immunoterapia per proseguire con la terapia mirata dopo l’eventuale progressione di malattia. Con questo approccio è stata raggiunta una sopravvivenza globale del 63% a 4 anni”.
“L’immunoncologia rappresenta lo standard di cura del melanoma non solo in fase metastatica, ma anche nello stadio III e IV resecato, cioè in una fase in cui la malattia è stata completamente asportata – precisa l’oncologo – Trattare i pazienti in questo stadio aumenta la possibilità di evitare una recidiva e quindi, potenzialmente, di guarire la persona”.
“Se individuato precocemente ed eliminato con una corretta asportazione chirurgica durante la fase iniziale, il melanoma è del tutto guaribile – conclude Ascierto – Purtroppo, una parte delle diagnosi avviene già in fase avanzata o evolve in questo stadio progressivamente. Le regole della prevenzione da seguire sono semplici: non bisogna esporsi al sole nelle ore centrali della giornata, la crema protettiva deve sempre essere applicata, anche d’inverno in montagna, e le lampade solari vanno assolutamente evitate. E ogni anno è necessario sottoporsi al controllo dei nei da parte del dermatologo”.