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Mef, assestamento alloca maggiori risorse. E Mattarella annuisce

Nelle ore in cui viene approvata la decisione del Consiglio dei Ministri relativa alla legge di assestamento del bilancio per il 2019, uno dei passaggi chiave per orienta la controverse impasse economica-finanziaria dei conti italiani verso quella strada, auspicata dall’Esecutivo, che suggerisce alla Ue di rinunciare ai suoi propositi relativi alla ormai fin troppo dibattuta procedura di infrazione, il Mef diffonde dati economici, alla fine del Cdm stesso, che sembrano dare particolari conforti a questa tesi

Mef, i dati al termine del Cdm sullo stato di salute dei conti

Nel 2019 il conto delle Pubbliche Amministrazioni “registra maggiori entrate tributarie e contributive per 3,5 miliardi di euro e maggiori entrate non fiscali, che comprendono gli utili e i dividendi, per ulteriori 2,7 miliardi”.

Lo si evince nettamente tramite una nota del Mef divulgata a margine del Cdm, che ha detto di sì appunto all’assestamento di bilancio e il decreto legge salva-conti. Una procedura che congela 1,5 miliardi di risparmi di reddito e quota 100.

Nel dettaglio delle indicazioni fornite, per quanto concerne il fronte spese, il Mef assicura che “l’assestamento alloca maggiori risorse (1,15 miliardi) per finanziare l’integrazione del Fondo sviluppo e coesione, il finanziamento del Tpl per 300 milioni, l’integrazione delle risorse per la misura ‘Card diciottenni’ e per il funzionamento dell’Agenzia dell’entrate. Ulteriori risorse, per complessivi 204 milioni di euro netti, sono associate al Fondo politiche sociali, al funzionamento delle Università e al Fondo per il diritto allo studio. Tali maggiori spese sono parzialmente compensate da minori spese per erogazioni associate alle deferred tax assets (Dta) e minori interessi”.

 

Aggiornamento ore 7.01

Alcune importanti indicazioni relative ad un quadro economico che appare migliorato, dal punto di vista del Mef, emergono dai dati forniti nel sopracitato comunicato diffuso dopo il Cdm.

In riferimento a quanto avvenuto nel 2019, chiarisce il Mef, “il quadro è ulteriormente migliorato grazie anche al minor utilizzo delle risorse stanziate per Reddito di Cittadinanza e Quota 100 per un totale di 1,5 miliardi, ora accantonati a garanzia del risparmio cumulato”.

Nel dettaglio della informativa si evince come il corpus di provvedimenti, su chiarimento del Mef, permette di ridurre il peso del deficit pur non andando a “penalizzare l’impegno del Governo a favore della crescita economica, della coesione sociale e della stabilità finanziaria del Paese, tutte priorità che verranno confermate anche nella prossima Legge di bilancio 2020“.

Del resto il 2020 viene indicato come l’anno in cui necessariamente dovrebbe esserci una ulteriore riduzione del deficit di due decimali: tuttavia, quanto alle strategie operative concrete restano dubbi in relazione alla ‘flat tax‘, il cui percorso di  riforma fiscale stima una oscillazione economica pari ai 10 e 15 miliardi.

Lo stesso Mef ha poi chiarito come la procedura Ue su deficit viene sostanzialmente ritenuta ingiustificata. “Il governo ritiene ampiamente ‘compliant’ con le regole del Patto di stabilità e crescita il quadro di finanza pubblica” e i provvedimenti dopo il cm “creano le condizioni per rendere ingiustificato l’avvio di una procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia” si legge, per appunto, nella corposa nota del ministero dell’Economia.

Aggiornamento ore 10.21

Chi è fiducioso circa il fatto per cui l’Italia possa evitare la procedura di infrazione indicata da Bruxelles è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre a l premier Giuseppe Conte.

“Credo che il governo italiano stia presentando tutti i documenti” ha dichiarato Mattarella in relazione alla spedizione del fascicolo alla Ue per farle evincere come “i conti saranno in ordine e che le indicazioni sono rassicuranti e che non vi sia motivo di aprire una procedura di infrazione”.

“Sono sempre fiducioso”, ha invece dichiarato Giuseppe Conte da Bruxelles prima dell’atteso Cdm. “I numeri sono sempre quelli, positivi e non sono cambiati”, ha chiarito.

A margine, come noto, le ultime ruggini tra Salvini e Di Maio. Salvini si sarebbe lamentato in Cdm per l’attacco di Di Maio in diretta Facebook poco prima dell’inizio della riunione.

Sul social, Di Maio ha criticato il silenzio della Lega sulla faccenda del ritiro delle concessioni ad Atlantia. “Questo silenzio fa sentire protetti i Benetton” ha infatti dichiarato il ministro del Lavoro.  “Mi dispiace che il silenzio della Lega sul tema della revoca delle concessioni fa sentire ancora più protetti questi signori Benetton, e li fa sentire vittime, li fa dire che c’è un problema di trasparenza su come stanno uscendo alcune relazioni”.

Salvini ha poi lasciato il Cdm. Ma non c’era, a quanto pare, polemica dietro questa decisione. “Nessuna polemica con Di Maio, c’è tanto lavoro da fare”. Quanto alla assenza dell’altro vice premier, ha detto: “Non ne sapevo nulla”. Infine, il ministro dell’Interno lasciando Palazzo Chigi con la riunione ancora aperta ha voluto chiarire meglio: “Nessuna polemica con Di Maio o altri, abbiamo solo tanto lavoro da fare. Su Autostrade e Benetton, chi ha sbagliato deve pagare, caro e fino in fondo, ma non devono andarci di mezzo migliaia di lavoratori o di piccoli risparmiatori italiani che non hanno colpe. Come per Ilva e Alitalia, non devono essere i lavoratori a pagare per errori di altri. Su Europa e infrazione, la Lega non accetta nessuna ipotesi di tagli alla sanità, alla scuola o agli aiuti a famiglie e imprese. Anzi, il nostro obiettivo rimane quello di abbassare le tasse e aumentare gli investimenti, unica via per ridurre il debito.”

Aggiornamento ore 13.00