Non solo l’Occidente ed i suoi media che, per la verità, spesso tendono ad ‘enfatizzare’ ogni sua minima affermazione ma, addirittura, anche all’interno del suo ‘cerchio magico’, il presidente Putin è spesso costretto a guardarsi alle spalle.
Nello specifico infatti, spesso a dare la stura ai duri commenti occidentali nei confronti di Mosca, sono le puntuali ‘folli minacce’ espresse da Medvedev. Espressioni dure, catastrofiche, poi puntualmente commentate negativamente dal Cremlino stesso che, così facendo ha finito per trasformare il protagonista politico in una ‘macchietta’. Tuttavia, premesso quindi il ‘folclore’, c’è però da dire che il signor Dmitry Medvedev, allo stato attuale ricopre il ruolo di vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia. Dunque, all’atto pratico, se malauguratamente Putin cadesse per le scale e batte la testa, il ruolo di comando ‘rischia di finire’ nelle mani di questo poco simpatico ‘giocherellone’.
Ed oggi tanto non smentirsi, attraverso Telegram Medvedev è tornato a ‘spararla’, avvertendo che “La Russia userà ‘qualsiasi arma, comprese quelle nucleari, per difendere i territori ucraini che verranno annessi tramite i referendum”.
Quindi, dopo aver confermato che “Da domani al 27 settembre i referendum si terranno e le repubbliche del Donbass ed altri territori, e saranno annessi in Russia”, ‘l’ex primo ministro russo’ ha soprattutto tenuto a rimarcare che ”la protezione di tutti i territori annessi sarà aumentata notevolmente dalle forze armate russe”, ribadendo che “Non solo le capacità di mobilitazione, ma anche qualsiasi arma russa, comprese le armi nucleari strategiche e le armi basate su nuovi principi, potrebbero essere utilizzate per la protezione delle zone dell’Ucraina che diventeranno parte della Russia”.
Inoltre ha ‘avvisato’ ancora il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, ‘‘I vari generali idioti in pensione non hanno bisogno di spaventarci parlando di un raid della Nato in Crimea, perché ‘i missili ipersonici sono in grado di raggiungere obiettivi in Europa e negli Stati Uniti molto più velocemente”. Insomma, ha tenuto a precisare per l’ennesima volta ‘‘la Russia ha scelto il suo cammino e non torna indietro’. Questo è quello che devono capire ‘l’establishment occidentale e in generale tutti i cittadini dei Paesi della Nato”.
In realtà, dopo il monito a Putin affinché chiuda questa guerra, espresso dal premier indiano Modi in occasione del vertice dello SCO a Samarcanda, anche ieri Pechino ha in qualche modo preso le distanze da Mosca. Come ha infatti affermato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, incontrando il ministro russo Lavrov nel Palazzo di Vetro, rispetto alla guerra in Ucraina “la posizione della Cina è oggettiva ed ‘equa”. Dunque Pechino ha ufficialmente auspicato che “né la Russia, né l’Ucraina rinuncino al dialogo per mettere fine al conflitto”. Questo per dire che, ‘isolato’ anche da suoi partner storici, difficilmente Putin, all’atto pratico, possa ricorrere ad un escalation bellica di tali proporzioni.
Max