Ogni tanto, specie quando le cose sembrano cautamente imboccare posizioni più ‘ragionevoli’ (Putin che afferma “Forse andrò al G20’, l’ambasciatore Razov che si dice convinto che “Presto la guerra finirà”), ecco che ‘riciccia’ lui, il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, pronto a ‘fare danno’ con le sue colorite uscite.
Così, puntuale, dopo un relativo periodo di assenza, probabilmente complice qualche vodka di troppo, stasera il ‘vice Zar’ ha impugnato lo smartphone per lanciare addirittura un ultimatum all’Ucraina. Una ‘minaccia’ che ha proferito partendo da lontano: “La strada per la stabilità dell’approvvigionamento energetico è diversa. Richiede il riconoscimento della legittimità delle richieste della Russia nell’ambito dell’operazione militare speciale e dei suoi risultati, che si riflettono nella Costituzione. Allora la situazione migliorerà“.
Come ha spiegato poi la Tass (urge anche saperlo interpretare!), Medvedev avrebbe fatto riferimento ai referendum russi sulle annessioni delle quattro regioni ucraine. Ed ancora: “L’acquisto da parte del regime di Kiev di elettricità dalla Slovacchia porterà a ulteriori aumenti dei prezzi per gli europei e gli ucraini. Ma non all’auspicata stabilità del sistema di approvvigionamento energetico ucraino“.
L’unico che continua a prendere sul serio Medvedev – ovviamente: gli conviene – è il presidente Zelensky ed il suo entourage. Così, dopo aver accolto con ‘interessata serietà’ la stratosferica ‘minaccia finale del numero due del Consiglio di sicurezza (“Distruggeremo il sistema energetico e terrorizzeremo milioni di persone finché l’Ucraina non accetterà di arrendersi”), Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino ha subito riferito al Cremlino l’origine delle minacce, rilanciando via Twitter che “Si tratta a tutti gli effetti di una confessione ufficiale di terrorismo statale”. Dunque, ha poi aggiunto: “Di che tipo di trattative possiamo parlare e con chi?“.
Max