Per qualcuno sarà un sogno che si avvera. Per altri, in prospettiva, un incubo. Per altri ancora giustizia è fatta, mentre dallaltra parte della barricata ci sarà sempre chi parlerà dellingiustizia dei tanti sacrifici fatti per entrare, a fatica, e accaparrarsi un posto sudatissimo. Quello che, presto, potrebbe non essere più a numero chiuso. Quello per accedere a Medicina. I camici, presto, saranno a libero accesso. Nella facoltà di medicina infatti viene abolito il numero chiuso, secondo quando si apprende e legge sulla legge di Bilancio. Secondo Grillo e Bussetti la scelta nasce semplicemente dallauspicio di un aumento degli accessi. I numeri, del resto, parlano chiaro: in questa ultima stagione sono arrivate ben 67 mila candidature per appena diecimila posti: a questo punto per i ministeri della Salute e dellIstruzione sarebbe arrivata la soluzione. Ma il mistero è fitto: prima dicono di non sapere nulla nel merito, poi arriva un comunicato che parla di cambiamenti graduali.
Nel dettaglio, analizzando la vicenda, si scopre come allinterno della manovra ci sia in effetti l’abolizione del numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di Medicina. Lo si evince nel comunicato stampa di Palazzo Chigi che si concentra sulle misure passate ieri al consiglio dei ministri. Ad ogni buon conto, però, dal ministero della Salute fanno sapere di non sapere niente della misura e per ora non la commentano. Daltro canto, poi, anche il ministro all’Istruzione Marco Bussetti afferma con candore: “Voglio essere sincero, a me non risulta questa cosa. Farò le dovute verifiche”. Poi però, la ministra alla Salute Giulia Grillo e Bussetti, proprio in queste ore, diffondono un comunicato stampa congiunto. Nel testo, di fatto non viene direttamente affrontato il provvedimento in questione, ma parlano solo della volontà di richiedere un aumento degli accessi e delle borse per le specializzazioni di Medicina. Quindi, a quanto pare, non si tratterebbe di una una abolizione completa. Ma di un percorso per il quale “si procederà per gradi”.
Resta da capire come e in che modo possa essere stata inserita una parte, allinterno del dispaccio governativo, così profondamente influente in una delle dinamiche universitarie più dibattute e controverse e, per di più, con una palese chiarezza nellesposizione, senza che le due parti governative direttamente interessate alla questione, appunto Grillo e Bussetti ne sapessero molto al riguardo.
Ma nel particolare, quale potrebbe essere la conseguenza di una decisione del genere in un movimento come quello della università di medicina? Un calcolo semplice, potrebbe saltare fuori come accennato, basandosi sul fattoche quest’anno su 67mila candidati sono entrati in 10mila, ovvero sia quelli che hanno superato il test e dunque lostacolo per molti insormontabile del numero chiuso. Al di là della comprensione del fatto che il numero chiuso in medicina è e resta una sorta di importante spartiacque preparatorio per una doverosa scrematura nellaccesso ad un percorso formativo la cui complessità, vista la branchia, richiede una preparazione decisamente elevata che, forse, il numero aperto rischierebbe profondamente di azzerare o quasi. Ma poi ci sarebbe anche da analizzare il complesso lavoro a livello di organizzazione che ogni ateneo sarebbe chiamato a fare allorchè si dovrebbe lasciare libero laccesso a tutti. Aule, corsi, insegnanti, location. Tutto andrebbe a potenziarsi, sia a livello di costi che di energie da mettere in campo. Aumenterebbero, questo sì, le rate incamerate dalle facoltà, ma il gioco potrebbe non valer la candela non soltanto sul piano economico quanto ma anche su quello, per appunto, della professionalità dedicata.