Primo giorno di maturità 2021, il secondo esame di Stato in pandemia in cui si cimenteranno oltre 540mila studenti della scuola secondaria di secondo grado in tutta Italia. Criticità? “Si tratta di capire quali sono i ruoli. I protagonisti devono essere i ragazzi, non i professori che devono interloquire con i ragazzi, non riesaminarli ancora dopo lo scrutinio fatto nei giorni scorsi”. A rispondere all’Adnkronos è Monica Galloni, la preside del prestigioso Liceo scientifico Righi di Roma che nel ricordare di essere “sempre dalla parte degli studenti” afferma: “gli esami si fanno per valorizzare i ragazzi. I candidati non vanno interrogati ma ascoltati in un colloquio, non certo un soliloquio, con insegnanti che non necessariamente devono dire qualcosa”. E la pandemica? “Se ne tenga assolutamente conto, anche se senza esagerare. Non siamo così sicuri che sarebbero andati allo stesso modo”.
Covid o non covid al bando però le aspettative che non tengono conto della realtà di partenza puntando indiscriminatamente sull’orale: “il calcolo del voto è matematico. Il punteggio è la somma del credito, con i punti del voto orale attribuito su cinque indicatori complessi, in base ai quali il candidato deve dimostrare di aver maturato i contenuti, deve manifestare la competenza”. La preside del Righi fa un esempio: “Anche se la contestualizzazione storica di un’opera letteraria è rilevante, la conoscenza di una data non manifesta necessariamente la maturazione di una competenza acquisita: Io sono dalla parte degli studenti, ma non possono ridurmi ogni cosa al ‘fu scritto nel..’. Mi rifiuto di pensare che di ogni opera gli studenti sappiano quando è stata scritta”.
Al di là dei ruoli e delle aspettative anche quest’anno sull’esame di Stato grava il covid: “Mai in vita mia ho visto due anni di pandemia – constata la Galloni – In questa maturità, bisogna assolutamente tenerne conto, ovvio senza esagerare. Le Commissioni – suggerisce – devono essere pronte a raccogliere i frutti di quanto fatto con garbo e generosità. Perché noi non siamo così sicuri che in assenza del covid i ragazzi sarebbero andati allo stesso modo – rileva – Hanno sofferto: la socialità, la solitudine. Stiamo cercando tutti di recuperare l’anno e mezzo di delirio. E’ un impegno di certo non facile, ma i ragazzi hanno molte risorse. E noi stiamo cercando di aiutarli a recuperare e tornare alla normalità”. (di Roberta Lanzara)