“Guidare i processi economici e civili, cercando di rendere più moderno il Paese, con le sue imprese e la sua pubblica amministrazione e, al tempo stesso, di garantire inclusione e coesione, resta un traguardo verso il quale orientare l’azione delle istituzioni, dei corpi sociali, dei cittadini. È anche il modo per onorare quegli uomini che hanno pagato con la vita il loro impegno per migliorare le condizioni di lavoro e per costruire politiche pubbliche capaci di ridurre le diseguaglianze, di rendere più efficienti i servizi, di rimuovere gli ostacoli che limitano l’accesso all’occupazione”. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'”anniversario del brutale assassinio di Massimo D’Antona”, che “unisce la Repubblica in un commosso ricordo”.
“In questo giorno di memoria – afferma il Capo dello Stato – desidero anzitutto esprimere la mia solidarietà e vicinanza alla moglie Olga, ai familiari, agli amici e a tutti coloro che hanno condiviso con lui il lavoro di ricerca e l’impegno sociale. D’Antona era uno studioso di diritto del lavoro, un riformatore, un uomo del dialogo che ha posto la propria passione civile a servizio del progresso del Paese: per questo è stato ucciso da terroristi sconfitti, ridotti ormai a una banda di killer sanguinari”.
“Nella follia e disumanità brigatista D’Antona è stato individuato come obiettivo da eliminare, al pari di altri intellettuali come Ezio Tarantelli, Roberto Ruffilli, Marco Biagi: ciò che accomunava queste personalità – conclude Mattarella – era proprio l’opera di cucitura tra interessi potenzialmente contrastanti e, in particolare, tra le necessarie innovazioni e la tutela dei diritti a cui la Costituzione dà carattere di universalità”.