“Chi evade cerca invece di sottrarsi a questo dovere, di sfruttare le tasse che pagano gli altri per i servizi di cui si avvale. È una cosa, a rifletterci, davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano. E questa è una cosa di particolare gravità. L’evasione fiscale è calcolata nell’ultimo documento ufficiale dell’anno passato circa 119 miliardi di euro: una somma enorme“.
Sui danni provocati alla collettività da parte di chi evade non ci piove, così come, purtroppo, è fin troppo nota l’entità di danaro che ogni anno sfugge al fisco per ‘beneficiare’ il privato di banditi o delinquenti (spesso ‘mascherati’ da manager od imprenditori).
Impressiona però che debba essere il Presidente della Repubblica in persona a dover intervenire denunciando questo orribile fenomeno che, per ovvi motivi, commentato dal Capo dello Stato assume ton emergenziali. del resto, ben spiega il Presidente, “L’evasione fiscale è l’esaltazione della chiusura in sé stessi, dell’individualismo esasperato“.
Un’analisi lucida ed attenta quella di Mattarella, che trae spunto dalla visita al Colle di alcuni studenti delle scuole secondarie di secondo grado, dai quali è uscita la ‘delicata’ domanda: ‘Perché nel nostro Paese è così difficile combattere la piaga dell’evasione fiscale?’. “È un problema serio in molti Paesi. Lo è nel nostro – ha spiegato il Presidente – Vi sono Paesi in cui è molto più grave, vi sono Paesi in cui invece il senso civico di ciascuno lo ha quasi azzerato. È un problema grave perché significa ignorare che si vive insieme e che la convivenza significa contribuire tutti insieme – come dice la Costituzione, secondo le proprie possibilità – alla vita comune. Se scomparisse – ha spiegato agli studenti l’Inquilino del Colle – le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate. Per questo, anche lì il problema è di norme, di interventi, di controlli, di verifiche – che stanno dando qualche risultato – ma è soprattutto di cultura e di mentalità, di capire che in un’associazione, in una società, in una convivenza, se non si contribuisce tutti allo sforzo comune, c’è chi lo fa con onestà e c’è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno. E questo non è giusto”.
Max