Matrimoni gay, Italia a confronto – di Francesca Maiezza

Continuano ad aumentare le nozze omosessuali di italiani contratte all’estero. In queste ultime settimane si è parlato molto di Alfano, del Sinodo sulla famiglia e delle Sentinelle in piedi. In molti paesi degli Stati Uniti d’America i matrimoni gay sono legali e riconosciuti, quindi molti cittadini europei sono costretti ad andare dall’altra parte del mondo per firmare un contratto che nel loro paese di origine non è valido.

A scatenare l’ira del ministro dell’Interno è stata la trascrizione di un matrimonio gay a Bologna la scorsa settimana. Egli annuncia l’invio di una circolare ai prefetti della Repubblica, al fine di invitare i sindaci a cancellare le trascrizioni delle nozze gay contratte all’estero. I sindaci si rifiutano e i gruppi gay, sia di destra che di sinistra, puntano il dito contro il ministro. “Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Lo facciano dunque ma non nel nome di Bologna, che come sindaco rappresento. Io non obbedisco” così risponde Virginio Merola.

Della stessa opinione sono i sindaci di Udine, Napoli, Grosseto, Parma e tanti altri. Unica voce fuori dal coro è quella del sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, il quale sostiene: “Alfano ha preso la decisione giusta” perché “i sindaci non possono sostituirsi alle normative nazionali con ordinanze che sarebbero illegittime o addirittura in contrasto con la Costituzione”.

Il presidente dell’ Anci – Associazione nazionale comuni Italiani, Piero Fassino, scrive in una lettera inviata a Renzi ed Alfano: “Mi auguro che il governo voglia assumere iniziative che consentano di favorire in tempi rapidi l’adozione da parte del Parlamento di soluzioni legislative adeguate. Il tema è infatti troppo delicato per essere lasciato al caso per caso, né d’altra parte si può affidarlo ad ordinanze prefettizie”.

Il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, osserva che c’è un vuoto normativo riguardante il tema dei matrimoni omosessuali che soltanto il Parlamento può risolvere. Nella stessa città è stata annullata la trascrizione di matrimonio, avvenuto a New York due anni fa, di Stefano Bucci e Giuseppe Chiggiotti e quest’ultimo dice: “Vogliamo vivere in un paese dove esiste l’affermazione di qualsiasi diritto. Se il mio paese non riesce a garantirmi questi diritti, vorrà dire che andremo a vivere da un’altra parte. Eventualità a cui stiamo pensando fortemente”.

A sostegno delle tesi di Alfano c’è un gruppo di persone con idee apolitiche e aconfessionali, le Sentinelle in piedi, i quali rivendicano i propri diritti di espressione. Così riporta il loro sito web: “Ritti, silenti e fermi vegliamo per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna.

La nostra è una rete apartitica e aconfessionale”. Scesi in piazza il 5 ottobre, data coincidente con l’inizio del Sinodo, le sentinelle leggono, in modo silenzioso, un libro e protestano contro le unioni tra persone del medesimo sesso. Continua: “per la libertà di espressione, per poter essere liberi di affermare che il matrimonio è soltanto tra un uomo e una donna, che un bambino ha il diritto ad avere la sua mamma e il suo papà e che loro hanno il diritto di educare liberamente i loro figli”.

Il punto fondamentale, dal quale sarà difficile sfuggire, è che l’Italia ha alle spalle una tradizione cattolica e conservatrice fondata sull’idea della Sacra famiglia. Papa Francesco ha cercato un compromesso tra modernità e credenze religiose indicendo un concilio della durata di due settimane. Il Sinodo venne istituito nel 1965, viene convocato ogni tre-quattro anni ed ha potere consultivo.  “Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners.

Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messe sempre le esigenze e i diritti dei piccoli” è ciò che legge il cardinale Peter Erdo nella ‘relatio post disceptationem’ all’inizio della seconda settimana. Prosegue: “La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale: si presenta quindi come un’importante sfida educativa. La Chiesa peraltro afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna.”

L’opinione “intransigente” della Chiesa sembra addolcirsi ma la legge italiana non è della stessa idea. Per lo Stato l’omosessualità è un tabù troppo scomodo per essere risolto e i diretti interessati vengono, così, resi invisibili. Saranno le prime avvisaglie di emarginazione? Questo non è dato saperlo, ma se si continua su questa strada l’America sarà popolata da tante coppie italiane felici.

La situazione in altri Stati europei non è analoga a quella italiana. L’Olanda è stato il primo paese ad approvare le nozze gay, nel 2000 e l’ultimo è stato il Lussemburgo proprio quest’anno. La lista è molto lunga e sono veramente pochi gli Stati europei che non accettano l’unione con rito civile tra persone dello stesso sesso. In Russia la legge limita la libertà di espressione e di associazione.

Venerdì 10 ottobre, alla lista pro matrimoni gay americana, si sono aggiunti lo stato del North Carolina e di Idaho a seguito della decisione presa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. L’8 ottobre la Corte ha dichiarato illegittimo il divieto di sposarsi tra persone dello stesso sesso negli Stati sopracitati. Primo paese americano a dare l’approvazione è stato il Canada. Obama durante il discorso di insediamento alla Casa Bianca nel 2013: “Il nostro viaggio verso la libertà non potrà dirsi completo fin quando i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali non saranno trattati come tutti davanti alla legge: se è vero che tutti siamo creati uguali, allora l’amore tra ciascuno di noi dev’essere trattato allo stesso modo.”

Nel 2006 il Sudafrica fa un grande passo avanti essendo il primo paese africano in cui gli omosessuali possono sposarsi legalmente. Per la gran parte di paesi in questo continente l’omosessualità è riconosciuta come grave reato o le coppie dello stesso sesso non hanno alcun diritto. Diverso è per alcuni stati dell’Africa centrale in cui per i gay c’è la pena di morte.