“Di fatto, nel nostro Paese c’è un sistema ibrido tra dipendenti e autonomi, con una larga fetta di base imponibile esclusa dalla progressività dell’Irpef. Il sistema dell’Irpef, che è basato su un meccanismo di progressività per scaglioni, prevede specifiche detrazioni, in funzione del reddito e dei carichi familiari. Non si può immaginare di intervenire solo sulle aliquote, ma va ripensato l’intero impianto, senza colpire le fasce più deboli, ma neppure eliminando il meccanismo delle detrazioni che in molti casi fungono anche da volano per l’economia, e altre (come spese mediche o spese istruzione) che hanno una importante funzione sociale”. Così, in un’intervista con Adnkronos/Labitalia, Alessandro Mastrocinque, presidente di Caf Cia Agricoltori italiani, la struttura cui fanno capo 1.300 sedi che assistono un milione di clienti l’anno, lancia delle proposte per la riforma del fisco.
Secondo Caf Cia, il nodo centrale della riforma deve passare “dal coinvolgimento anche dei regimi fiscali sostitutivi che hanno via via eroso la base imponibile della vecchia Irpef (che resta la principale fonte di gettito), pur consapevoli della delicatezza di un simile ragionamento in un momento storico in cui le partite iva risultano duramente colpite dalla crisi. Le imposte sostitutive generano un gettito di 22,7 miliardi, ed è impensabile ipotizzarne una cancellazione dell’oggi al domani”, sottolinea Mastrocinque.
Una questione innanzitutto di numeri. “Basta vedere -spiega Mastrocinque- le relative entrate tributarie generate: 2,6 miliardi dell’imposta sui redditi di capitale e le plusvalenze; 1,3 miliardi della sostitutiva sull’attivo dei fondi pensione; 3 miliardi della cedolare secca sugli affitti abitativi; 1,5 miliardi dalla flat tax degli autonomi”. In sostanza, per Mastrocinque, una “riforma incentrata sul principio della progressività, dunque, dovrà prevedere un ripensamento anche dei regimi sostitutivi, senza immaginare di limitarsi alle sole aliquote”. “Lo diciamo numeri alla mano: a parità di reddito tra lavoratori, gran parte degli autonomi (per loro imposta sostitutiva del 15%, l’impropria flat tax, estesa ai ricavi fino a 65mila euro) paga un’Irpef molto minore rispetto ai dipendenti. Oggi i forfettari, che non applicano neanche Irap, Iva e addizionali Irpef, sono più di 1,5 milioni, almeno il 30% delle partite Iva totali”, spiega ancora.
E oggi per il Caf Cia uno dei principali problemi con cui confrontarsi “è un susseguirsi di comprensibili e giustificati interventi normativi cui adeguarci e in cui guidare i cittadini, ma soprattutto un susseguirsi di rinvii di scadenze (rispetto ad adempimenti storici) che alcune volte sembrano ingiustificati e che destabilizzano l’organizzazione del lavoro”.
C’è anche da dire che con la crisi pandemica, sottolinea Mastrocinque, “il sistema Italia sta gestendo una crisi epocale, per cui è chiaro che ci sono tutte le scusanti del caso, tuttavia quello che più mette in crisi il nostro lavoro è l’incertezza con cui ogni giorno ci troviamo a combattere”.
E i numeri dell’assistenza Caf parlano chiaro. “Il servizio di prossimità assicurato dalla nostra rete dei Centri di assistenza fiscale -spiega Mastrocinque- rappresenta una delle forme più degne di vicinanza verso chi ha bisogno quotidianamente di poter contare su qualcuno che se ne prenda cura. Questo abbiamo sempre fatto, lo stiamo facendo al tempo del Covid e lo testimoniano i numeri: nel 2020 tutti i Caf hanno assistito circa 18 milioni di contribuenti per la dichiarazione dei redditi modello 730 e 9 milioni di nuclei familiari per la certificazione Isee”.
Un’azione diventata ancora più centrale con l’emergenza Covid. “Nonostante la dichiarazione precompilata messa a disposizione da Agenzia delle Entrate, ancora oggi, la stragrande maggioranza dei contribuenti -sottolinea Mastrocinque- che utilizza il modello 730 (18 milioni su 21 totali) sceglie la consulenza dei Caf. Senza di noi, molti dei provvedimenti emanati dal governo per fronteggiare la grave crisi scaturita dal Covid, non avrebbero raggiunto i cittadini potenzialmente beneficiari”, sottolinea.
La sfida centrale per il 2021 “sarà l’Isee che diventerà assoluto protagonista, trasformandosi in uno strumento ‘universale’, a partire da luglio, grazie alla riforma delle misure di sostegno alla famiglia con l’introduzione di un assegno unico, modulato in base all’indicatore, per ciascun figlio under 21. A beneficiarne sarebbero i nuclei familiari di 12 milioni di bambini e ragazzi, ai quali l’Isee servirà per definire l’ammontare dell’assegno mensile”, spiega ancora Mastrocinque.
Ma i Caf richiedono anche il riconoscimento del loro operato. “La partita dei compensi legati alle nostre attività da intermediari dovrebbe essere seriamente e proficuamente rivista”, è la richiesta di Mastrocinque.
Il ruolo dei Caf, ricorda Mastrocinque, è cresciuto ancora di più in questi mesi di pandemia. “Vorremmo continuare a potere assistere in maniera capillare tutti i cittadini che ne hanno bisogno -spiega- e che senza la nostra presenza non potrebbero accedere ai benefici previsti dalle normative. Per poterlo fare, in maniera corretta, è necessario che il governo rifletta anche sulle nostre esigenze, che sono semplici: non ci tiriamo indietro rispetto ad impegni e responsabilità, ma come fatto per il 2020, ci aspettiamo un gesto di attenzione nei nostri confronti rispetto alle risorse economiche a noi riservate dallo Stato per il nostro importante ruolo di intermediari sociali”, rimarca.
Anche se, ribadisce Mastrocinque, in questi mesi con il governo e le agenzie governative “è stato sicuramente proficuo e produttivo”. “L’attenzione da parte delle istituzioni è sempre stata alta, anche se non sempre alle intenzioni sono seguiti i giusti fatti, ma, come già detto, tutti assieme stiamo fronteggiando una situazione davvero complessa. Le agenzie governative, seppur con la grossa mole di lavoro che hanno dovuto gestire, hanno avuto un approccio efficace ed efficiente, sia in termini di servizi che di risposte e, cosa impensabile, hanno avuto una regolarità nella gestione dei flussi finanziari addirittura migliore che nei periodi precedenti. Di questo va loro dato atto con onestà”, conclude.